In relazione a quanto apparso in data odierna nei mass media, l’Ulss 6 Euganea comunica che giornalmente l’attività dei Servizi Veterinari è impegnata nel controllo e monitoraggio di contaminanti e residui nelle varie matrici di natura zootecnica.
In particolare fa presente che nell’anno 2017, ad oggi sono stati eseguiti:
500 controlli su contaminanti di origine chimica nelle seguenti matrici
390 sulle carni di animali avviati al macello
30 sulle acque di abbeveraggio
70 sui mangimi destinati agli animali destinati ad alimenti
120 controlli batteriologici sulle carni destinate ad alimento
Tra i controlli dei vari contaminanti, è stata eseguita anche la ricerca per contaminazione di diossina in 16 campioni, così rappresentati:
2 in muscolo di bovini
3 in muscolo di polli
6 in uova di galline
5 in alimenti destinati ai polli
La ricerca è stata indirizzata prevalentemente sulle strutture di maggior rappresentatività zootecnica, ovvero nei mangimifici, negli allevamenti intensivi, nei macelli industriali. Le ricerche non hanno mai evidenziato la presenza di particolari problemi.
Nell’anno 2016 il numero controlli non presenta differenze significative e la ricerca di Diossina- e diossina simili è stata eseguita in 10 campioni così rappresentati.
4 muscoli di polli
1 muscolo di bovini
2 mangimi per polli
3 materie prime per alimentazione bovina.
La ricerca è stata indirizzata prevalentemente sulle strutture di maggior rappresentatività zootecnica, ovvero nei mangimifici, negli allevamenti intensivi, nei macelli industriali.
Le ricerche non hanno mai evidenziato la presenza di particolari problemi.
Risultati analoghi nella ricerca di diossine e diossine simili sono presenti anche nelle indagini condotte negli anni precedenti
Non si conosce l’indirizzo della azienda nella quale sono state effettuate le analisi di un laboratorio privato.
Dall’anagrafica presente nei nostri uffici, nella zona dichiarata, non sono presenti aziende con più di 250 volatili, ma aziende private destinate all’autoconsumo.
Le notizie uscite sulla stampa
Monselice. I comitati: in una gallina diossine, Pcb e furani tre volte i limiti di legge. Il sindaco Lunghi: «Avvisiamo l’Usl ma il metodo usato è scorretto»
Il fatto. Studio commissionato a un laboratorio di biologi certificato dal Miur: in una gallina ruspante diossine, furani e Pcb, tre volte superiori al limite di legge. L’esemplare, di due anni, è stato prelevato dal Monte Ricco, nel cuore del Parco Colli (Monselice, Padova) da un contesto rurale domestico. L’indagine è stata finanziata (1.500 euro) dal comitato Lasciateci Respirare, che mette sotto accusa tre cementifici “che per anni hanno funzionato contemporaneamente” e la presenza di “un forte insediamento industriale”.
Sotto l’articolo del Gazzettino di oggi
Lo studio commissionato dal comitato Lasciateci Respirare al biologo friulano Federico Grimmanda su tutte le furie il sindaco di Monselice Francesco Lunghi. «Gli ambientalisti avevano il dubbio che il pollame potesse essere contaminato? Dovevano subito avvertire l’Ulss, affinchè l’ufficio preposto, che è molto efficiente, mettesse in atto la procedura prevista dalla legge. Se noi avessimo nutrito dei sospetti, ci saremmo mossi subito. – tuona il primo cittadino – In questo modo se fosse stato trovato qualcosa, i cibi sarebbero subito stati bloccati. Invece il comitato ha agito per proprio conto facendo prelevare la gallina a luglio e rivolgendosi a una società privata. Mi sembra una campagna finalizzata a sollevare un polverone o una crisi politica. E già partita la campagna elettorale?». Il sindaco nutre delle perplessità sui risultati emersi. «Vorrei sapere i criteri con i quali sono state fatte le analisi e quelli con cui è stata scelta la gallina. – spiega – Attiveremo subito l’Ulss per approfondire la cosa, ma condanno fin da subito il metodo seguito dal comitato. Se l’Ulss confermerà i dati emersi, si sarà perso del tempo prezioso per intervenire e intanto la gente avrà consumato carne contaminata. Se invece i dati dovessero risultare infondati, si sarà creato per niente un danno enorme agli allevatori di polli e a chi vende uova. Insomma, a mio avviso gli ambientalisti sono stati scorretti. Se non credono ai soggetti istituzionali, ma solo ai loro tecnici, siamo come due canali che non possono comunicare».
L’assessore all’ambiente Gianni Mamprin, dal canto suo, ricorda l’indagine commissionata al professore Scipioni dell’Università di Padova nel 2009. «Allora era stata eseguita una meticolosa indagine, con tanti carotaggi nelle aree di ricaduta delle cementerie, ma non era emerso nulla di strano. – afferma – Mi sembra strano che queste analisi dicano tutt’altro, valuteremo come procedere con l’Università di Padova».
Renato Rossi, presidente degli allevatori avicoli, fa un distinguo. «Gli allevamenti della provincia sono tutti al chiuso, in capannoni, e seguono normative rigidissime, specie dopo i recenti casi di aviaria verificatisi nel territorio. – spiega – Sono poi frequentemente sottoposti a controlli da parte dell’Ulss, dell’Arpav e dei Nas. Discorso diverso per i piccoli allevatori amatoriali che non hanno tutti i nostri obblighi».
22 novembre 2017
.