La tensione tra i sindacati e il ministro Elsa Fornero si mantiene oltre i livelli di guardia dopo lo scambio a mezzo stampa sulla riforma del mercato del lavoro e il possibile superamento del «tabù» dell’articolo 18.
Ma da Mario Monti arriva il colpo di freno: le polemiche sull’articolo 18, è la posizione che filtra in serata da Palazzo Chigi, sono un falso problema.
Il tema per il premier non va né demonizzato né ideologizzato: sicurezza e flessibilità restano i punti cardini, ma serve una discussione con toni bassi senza strumentalizzazioni. La strada maestra resta quella del dialogo e non si intende venir meno al confronto con i sindacati.
Ad aprire la giornata di ieri, dopo le polemiche che si erano scatenate nel giorno dello sciopero del pubblico impiego (adesione 9,19%), è stata la «sfida» lanciata in mattinata dal segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, a discutere «di come alzare il salario flessibile e di come il governo debba incentivare fiscalmente questa possibilità» anziché occuparsi di articolo 18; una norma, ha sottolineato il sindacalista, «che non ha alcuna attinenza con i problemi occupazionali dei giovani».
Dalla Cgil il ritorno sul nodo dell’articolo 18 è arrivato invece sulla bacheca di Facebook, con una risposta più alle dichiarazioni della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che non al ministro: «Il vero totem della discussione sull’articolo 18 – scrive il sindacato – è pensare che cancellarlo possa aiutare il Paese a superare la recessione, farlo crescere e creare occupazione». Mentre in serata è stata la stessa Susanna Camusso a rievocare il tema davanti al premier, Mario Monti, incontrato al ricevimento del Quirinale: «Ditemi cosa c’entra l’articolo 18 con la flessibilità in uscita, l’articolo 18 è contro i licenziamenti discriminatori» ha detto la segretaria della Cgil prima dello scambio di auguri natalizi con il premier. Il quale, a un cronista che gli chiedeva se c’è stato un suo tentativo di mediazione, ha chiarito di non aver «mai parlato di articolo 18 con la dottoressa Camusso». «Altrimenti – ha concluso ironicamente la leader della Cgil – non ci saremmo salutati così cordialmente».
Il ministro Fornero era invece ritornata sul tema in mattinata confermando che l’incontro con le parti non avverrà prima di gennaio. Riguardo ai salari la risposta è stata chiara: «È vero che bisognerebbe riuscire ad aumentarli perché sono bassi. Conosciamo questo divario nella distribuzione dei redditi che si è creato negli ultimi 15-20 anni». Per accrescere le buste paga si potrebbe intervenire sul cuneo fiscale – è stata una delle riflessioni fatte all’interno del Governo – un gap tra costo del lavoro e stipendi netti che secondo i dati Eurostat riferiti al 2010 è pari al 43,6% e pone l’Italia tra i Paesi in cui l’onere fiscale sui salari è tra i più alti. Oppure introducendo nuove agevolazioni sulla contrattazione di secondo livello. Ma anche questo, appunto, è un tema legato alla riforma del mercato del lavoro. Un passaggio che il Governo è pronto ad affrontare, ha ribadito il ministro «se ce lo lasciano fare come tempi e disponibilità. Da parte mia c’è piena disponibilità ma non ci devono essere preclusioni di nessun tipo». Perché si tratta di «questioni che riguardano la società,le giovani generazioni, le famiglie, le persone, rispetto ai quali la mia sensibilità è totale». Ma alla fine «le cose bisogna cambiarle».
Ilsole24ore.com – 21 dicembre 2011