Multe fino a 40mila euro per etichette con indicazioni salutistiche e nutrizionali fasulle o non rispondenti ai requisiti del regolamento comunitario 1924/2006, entrato in vigore il 1° luglio 2007. Ora il Cdm ha varato lo schema di decreto che stabilisce le sanzioni. Testo dello schema di Decreto e relazione illustrativa
Col varo dello schema di dlgs da parte del Consiglio dei ministri del 30 maggio scorso, l’Italia colma un vuoto cui, in parte, aveva sopperito l’Antitrust negli anni precedenti. Sfruttando quanto disposto dal decreto legislativo 206/2005 sulle pratiche commerciali scorrette e poi dal decreto legislativo 145/2007 sulla pubblicità ingannevole, a partire dal 2008, l’Antitrust aveva iniziato a comminare sanzioni da 5 mila a 500 mila euro. Esemplificativa a proposito la massima del 21 agosto 2008: «Il messaggio pubblicitario di un prodotto alimentare contenente indicazioni sulla salute idonee a indurre in errore l’acquirente perché conferenti al prodotto effetti e proprietà non posseduti e non supportate da basi scientifiche costituisce una fattispecie di pubblicità ingannevole». Non appena passato il vaglio della Conferenza statoregioni e delle competenti commissioni parlamentari, alle multe disposte dall’Antitrust si sommeranno però quelle irrorate dal ministero della salute, dalle regioni e dalle Asl per violazione dell’impiego delle indicazioni nutrizionali e sulla salute. Il legislatore italiano ha creato una scala di sanzioni pecuniarie, in aggiunta a eventuali illeciti penali, che vanno da 1.000 a 10 mila euro nel caso si messaggi falsi, ambigui e fuorvianti, fino al massimo di: dai 10 mila ai 40 mila euro, per riferimenti a «cambiamenti delle funzioni corporee che potrebbero suscitare o sfruttare timori nel consumatore, sia mediante il testo scritto sia mediante rappresentazioni figurative, grafiche o simboliche».
Anche lanciare messaggi che incoraggiano o tollerino il consumo eccessivo di un alimento può costare caro: dai 4 mila ai 40 mila euro. Considerati meno gravi le fattispecie di «dare adito a dubbi sulla sicurezza e /o sull’adeguatezza nutrizionale di altri alimenti» e «affermare, suggerire o sottintendere che una dieta equilibrata e varia non possa in generale fornire quantità adeguate di tutte le sostanze nutritive». In questo caso le multe variano dai 1.000 ai 10 mila euro. Grave è considerato anche che un’azienda non fornisca alle autorità competenti tutti gli elementi per valutare la fondatezza scientifica delle indicazioni: fino a 40 mila euro di multa. Chi volesse inserire già oggi la tabella nutrizionale in etichetta, obbligatoria dal 2016, deve sapere che eventuali violazioni possono costare fino a 24mila euro. Lo schema di dlgs però sta già collezionando qualche critica dalle rappresentanze delle pmi, che hanno fatto notare come le sanzioni non tengano conto del principio di proporzionalità, cioè dei volumi di prodotto commercializzato, sfavorendo così le piccole imprese rispetto all’industria alimentare.
Alberto Grimelli – Italia Oggi – 13 giugno 2013