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Museo dell’Emigrazione a Belluno. Zaia scrive al ministro Franceschini. I «Bellunesi nel mondo» si candidano a gestire una sede dell’esposizione di Genova

Il governatore Luca Zaia scrive al ministro della Cultura Dario Franceschini per chiedergli di realizzare quel Museo della Grande Emigrazione Veneta invocato il 23 luglio scorso sul Corriere del Veneto da Gian Antonio Stella, in occasione dello speciale realizzato dal nostro giornale alla vigilia della «Giornata dei veneti nel mondo». Non soltanto un museo, quello immaginato da Zaia, bensì un «Distretto Triveneto del Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana» da costruire a Belluno, dove già da tre anni è aperto il Mim, il Museo Interattivo delle Migrazioni, e da affidare alle cure dell’associazione «Bellunesi nel Mondo».

Proprio i «Bellunesi nel mondo», all’inizio di agosto, avevano chiesto a Franceschini per quale ragione il Veneto non fosse stato minimamente preso in considerazione quando il ministero ha deciso di trasferire il Museo nazionale dell’Emigrazione Italiana dal complesso monumentale del Vittoriano a Roma, dov’era ospitato temporaneamente dal 2009, al MuMa, il Museo del Mare di Genova. «Andando a guardare i dati si vede come nel periodo della Grande Emigrazione sia stato proprio veneto il contributo principale in termini numerici – scrisse in una nota l’associazione – nel quarantennio tra il 1876 e il 1915 furono più di 1.880.000 le partenze dal Veneto, prima regione in Italia davanti a Piemonte, Campania, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Lombardia. Nei cent’anni tra il 1876 e il 1976 le partenze furono 3.240.395. Numeri che parlano da sé. La storia dell’emigrazione è la storia del Veneto. Due realtà inscindibili che meritano un riconoscimento».

Per sostenere la candidatura del Mim di Belluno, che finora ha all’attivo oltre 12.000 visite, quasi 3.000 files (fotografie, lettere, documenti) digitalizzati e 62 ore di video-testimonianze, se non a sede del Museo nazionale dell’Emigrazione in sostituzione di Genova, perlomeno a «centro decentrato di cooperazione» con il capoluogo ligure, i «Bellunesi nel mondo» hanno lanciato anche una raccolta firme e ipotizzato alcune possibili sedi, più ampie di quella attuale, che poi è la sede dell’associazione stessa: Palazzo Bembo, la ex sede della Banca d’Italia, Palazzo Minerva. «La nostra – ha precisato il presidente dei “Bellunesi nel mondo”, Oscar De Bona – non è tanto una candidatura in antitesi con Genova, ma per una collaborazione, cosicché la nostra regione possa finalmente avere una giusta rappresentanza a proposito di un tema rispetto al quale tantissimi veneti hanno dato con sacrifici e con la propria vita un contributo fondamentale. Contributo che è andato a beneficio dell’intero Paese».

Ora ecco la mossa di Zaia che anche alla luce dell’alto numero di adesioni alla petizione online dei «Bellunesi nel mondo» e della «fervida attesa che si è creata nella comunità locale», ha deciso di scrivere a Franceschini, che peraltro aveva già manifestato una disponibilità per il tramite del deputato del Pd Roger De Menech: «I “Bellunesi nel mondo” svolgono da 50 anni una complessa e articolata opera di salvaguardia dei principali diritti civili dei cittadini emigrati e continuano a realizzare progetti capaci di stimolare nei giovani la conoscenza della storia dell’immigrazione e dei suoi protagonisti – scrive Zaia – e questo anche attraverso un network di conoscenze capace di valorizzare al meglio l’utilizzo dei social, proponendo laboratori didattici per gli studenti, e visite ai luoghi d’origine dei nostri emigrati». Si faccia dunque il «Distretto Triveneto del MEI»: la Regione, assicura il governatore,è pronta a dare al ministero «la massima collaborazione».

Marco Bonet – Il cOrriere del Veneto – 31 agosto 2016

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