Sul fallimento di Veneto Nanotech la politica ha chiamato in causa gli atenei. Ma proprio dal mondo accademico arriva una ferma replica: «Questa è una semplificazione che si pone fuori dalla storia», afferma Michele Bugliesi, rettore di Ca’ Foscari, partner insieme a Iuav e Università di Padova e Verona del consorzio Civen, che aveva mandato avanti la ricerca e che, sia pur liquidato, ha tuttora in corso un contenzioso con la Regione. Un groviglio che potrebbe approdare alla Corte dei Conti, secondo quanto annuncia il Movimento 5 Stelle.
Nei laboratori di Marghera, al momento esclusi dalle procedure di affitto dei rami d’azienda che hanno interessato invece le strutture di Padova e Rovigo, giacciono impianti del Vega e macchinari del Civen, a suo tempo dati in comodato a Veneto Nanotech, del valore di una decina di milioni di euro, ma sostanzialmente inutilizzati dall’estate e del tutto spenti dall’autunno scorso. «Dire che la colpa è delle Università – sottolinea Bugliesi, che ha ereditato il dossier dopo il suo insediamento – è una ricostruzione singolare. Personalmente mi sono fatto l’idea che Veneto Nanotech sia defunto in quanto al centro di ricerca sono mancati fondi strutturali, cioè soldi per pagare il personale che devono necessariamente arrivare dagli enti pubblici, perché le commesse non generano un margine sufficiente a sostenere quella spesa» Nel frattempo fra Civen e Regione è scoppiata una battaglia legale, per il mancato riconoscimento economico di progetti già eseguiti, per i quali viene però eccepito un difetto di rendicontazione. «È molto facile trovare un accordo, a volerlo – aggiunge il rettore – per questo bisogna che politicamente si risolva un conflitto che non è neanche bello a vedersi. Auspichiamo dunque una ricomposizione quanto più possibilmente rapida della vicenda, in modo da non disperdere oltre il potenziale di Veneto Nanotech».
Nel frattempo ieri il gruppo pentastellato in consiglio regionale ha sollecitato l’accesso agli atti contabili della Spa in liquidazione. «Siamo pronti a portare le carte alla magistratura contabile – anticipa il leader Jacopo Berti – se emergeranno riscontri alle voci che abbiamo raccolto, secondo cui si sarebbero concretizzati sprechi di denaro pubblico nell’erogazione di super-stipendi». Anche secondo Piero Ruzzante, vicecapogruppo del Partito Democratico, potrebbe configurarsi un danno erariale: «Chiedo a chi ne ha gli strumenti di fare luce su questa vicenda, in cui è evidente che la Regione non ha saputo tenere fede agli impegni presi. Non a caso questa è una giunta che mette a bilancio 2 milioni per un referendum sull’autonomia inutile, ma investe in ricerca solo l’1,03% del Pil regionale, contro l’1,25% nazionale e il 2% e passa della media europea».
Ma in questa fase la preoccupazione è anche per la difesa dell’occupazione, che al tramonto della società registrava ancora 25 ricercatori e 11 amministrativi: solo una manciata sono stati riassorbiti. «E purtroppo – osserva Emilio Viafora della Cgil – i dipendenti delle partecipate non possono accedere agli ammortizzatori ordinari e straordinari».
A.Pe. Corriere del Veneto – 17 febbraio 2016