È il penultimo passaggio del percorso che condurrà alla firma del nuovo protocollo e alla nascita della prima Azienda sanitaria universitaria sul territorio nazionale, ovvero alla rivoluzione copernicana della sanità padovana.
La Regione ha accolto la proposta dell’assessore Luca Coletto e ha nominato il gruppo di lavoro che dovrà proporre il nuovo schema di convenzione ospedaliera con l’Università di Padova: Santo Davide Ferrara (presidente della Scuola medica del Bo), Luciano Flor (direttore generale dell’Azienda ospedaliera) e Claudio Costa (dirigente regionale dell’area Sanità e sociale) lavoreranno in team per aggiornare il protocollo d’intesa Ateneo-Regione, che risale al 1991.
Il gruppo in particolare nasce per regolamentare «l’apporto della Scuola di Medicina alle attività assistenziali del Servizio sanitario regionale», cioè per superare il tradizionale binomio Azienda ospedaliera-Uls 16 e ritagliare un ruolo di primo piano alla medicina accademica: tutti i luoghi di cura presenti sul territorio comunale (l’ospedale Sant’Antonio, il complesso Casa ai Colli e i distretti) passeranno dall’Uls 16 alla nuova Azienda sanitaria del Bo.
«In questi mesi l’Università ha comparato tutti i modelli e le bozze d’intesa che esistono in Italia, ora la commissione dovrà valutare il modello di medicina universitaria proposto dai docenti e presentato dalla Scuola di Medicina ai candidati governatori lo scorso giugno – dice Ferrara -. Le finalità principali sono tre: trasferire tutte le strutture ospedaliere di Padova in una nuova Azienda sanitaria universitaria, sancire il principio dell’integrazione nel rapporto Ateneo-ospedale-territorio e ricevere una valutazione sulla base del prodotto globale che comprenderà anche didattica e ricerca, oltre all’assistenza».
Se tutto andrà bene, la commissione concluderà i lavori e approderà alla firma del protocollo con la Regione entro tre mesi; l’iter per allestire l’Azienda dovrebbe durare un anno e coinvolgerà anche la Scuola medica del Bo, con conseguente revisione di dipartimenti, direzioni scientifiche, organi di indirizzo e figure di riferimento. La partita coinvolge anche il dg dell’Uls 16 Claudio Dario, che ieri ha incontrato l’esecutivo della Conferenza dei sindaci: «Il governatore Luca Zaia – dice Ferrara – ha dimostrato di aver recepito la nostra proposta anche attraverso le nomine dei nuovi direttori generali, che dovranno lavorare in sinergia per realizzarla. Il nostro progetto sta suscitando molta attenzione a livello nazionale ed è molto diverso da quelli adottati in passato, ad esempio a Verona: di solito è l’Università ad entrare negli ospedali, noi proponiamo esattamente il contrario». Secondo Ferrara, l’operazione comporta molteplici vantaggi: «Questo modello assegna un ruolo fondamentale alla medicina generale, migliorerà la qualità delle cure e della riabilitazione dall’ospedale al domicilio, consentirà di attrarre più risorse per ricerca e innovazione e di richiamare i grandi centri di eccellenza. L’Università non potrà più dare la colpa alla Regione o all’ospedale ma dovrà assumersi le proprie responsabilità, gli alibi sono finiti».
Alessandro Macciò- Il Corriere del Veneto – 13 gennaio 2016