Repubblica. «All’inizio ci avete detto che AstraZeneca non poteva essere somministrato agli anziani. Poi ci avete detto che andava bene per tutti. Ora ci dite non può essere iniettato a chi ha meno di 60 anni… ma come pensate che possiamo spiegare tutto questo ai nostri cittadini?». Sono passate da poco le nove della sera quando la riunione tra il Governo, il Commissario straordinario e i presidenti delle Regioni raggiunge l’apice della tensione. Lì dove si annida anche il cuore del problema, che, in sintesi, è: il cambio di destinazione del vaccino AstraZeneca rischia di far saltare, o comunque di mettere in difficoltà, l’andamento della campagna di immunizzazione.
Le questioni sul tavolo sono tre. La prima. Il cambio consentirà di velocizzare le somministrazioni per gli anziani e, quindi, di concludere la copertura delle categorie anagraficamente più esposte alle conseguenze del virus in minor tempo. La seconda. Le vicissitudini delle ultime settimane stanno generando, inevitabilmente, sfiducia nella popolazione e va diffondendosi l’errata convinzione che esistano vaccini di serie A e di serie B. Tanti, troppi, stanno cancellando le prenotazioni. In Puglia, Calabria, Sardegna e Campania ci sono aree dove il tasso di rinuncia tocca picchi del 40 per cento. La terza questione ha a che vedere con la cosiddetta aritmetica delle dosi. «Abbiamo 8-9 settimane di autonomia », ha spiegato il ministro Roberto Speranza durante la riunione. Poi però, a giugno, si porrà il problema di come vaccinare chi ha meno di 60 anni, ai quali fino ad oggi si prevedeva di destinare una buona parte dei 34 milioni di dosi AstraZeneca. Si può ovviare con Johnson & Johnson, a patto che i 26 milioni di vaccini della casa americana arrivino come da cronoprogramma.
«Diteci come e quando avremo gli altri vaccini, ditecelo subito». Luca Zaia, il governatore del Veneto, è il primo a prendere la parola durante il vertice. In apertura, il commissario Francesco Paolo Figliuolo ha buttato acqua sul fuoco: «Avanti, partiamo subito con i 60enni», ha detto, come a motivare le truppe. «La fascia 60-79 anni è una platea di circa 13,6 milioni di persone, delle quali oltre 2,2 milioni hanno già ricevuto la prima dose». La nuova raccomandazione, sostiene il Commissario, non avrà impatti sul Piano, perché «ad aprile ci potranno essere consegne superiori del 15-20 per cento rispetto alle previsioni».
La rassicurazione, però, incontra la perplessità dei governatori. «Raccomandate di usarlo per gli over 60? Non ci sarà mai nessun medico che si prenderà la responsabilità di vaccinare un 50enne con AstraZeneca! », ribadisce Zaia. Il presidente pugliese Michele Emiliano: «Da noi circa una dose su due di AstraZeneca viene rifiutata. Con questo modo confuso di comunicare dell’Ema (Agenzia europea del farmaco, ndr), andrà sempre peggio». Insomma, sintetizza il governatore del Friuli Massimiliano Fedriga: «Rischiamo di avere vaccini che non riusciremo a inoculare, perché la gente non li vuole».
Nonostante il farmaco sia sicuro («più di un’Aspirina, lo dicono i dati », ripetevano ancora ieri gli esperti), ci sono un milione e 650mila dosi ferme nei frigoriferi delle regioni italiane, il 41 per cento delle forniture AstraZeneca. Per coprire l’intera fascia 60-79 anni serviranno 25 milioni di vaccini. E, al momento, questa accelerazione dell’approvvigionamento non si vede, anzi. L’azienda anglosvedese continua ad essere inaffidabile. La prossima consegna era prevista per il 10 aprile e doveva consistere in 350 mila dosi: è slittata al 12 aprile, e i vaccini in entrata sono solo 174.000.
C’è un’altra impellenza che preoccupa il governo. I richiami. Al momento ne contano 2,3 milioni da fare. Intorno al 10 maggio, cominceranno a sfilare negli hub gli insegnanti e le forze dell’ordine che a febbraio hanno avuto la prima puntura. Poi sarà la volta dei caregiver e di tutti gli altri che hanno avuto AstraZeneca. Complessivamente, aggiungendo i 60-79 enni, servono 27,3 milioni di vaccini. Questa volta l’azienda rispetterà le promesse?