Lo Stato ha smesso di produrre conserve e panettoni, ma resta ancora agricoltore. Sono oltre un milione infatti gli ettari agricoli saldamente nelle mani delle pubbliche amministrazioni, pari a 760mila unità produttive.
Di questo patrimonio invece è ridottissima la quota gestita dal Demanio. Il 98% della superficie agricola fa capo infatti a comuni e pubbliche amministrazioni in genere, mentre solo 5.359 sono gli ettari con destinazione agricola o potenzialmente utilizzabili per questa finalità che sono sotto l’ombrello dell’Agenzia del Demanio. In una lettera inviata nei giorni scorsi al ministero dell’Economia e Finanze il direttore dell’Agenzia, Stefano Scalera, fornisce i dati precisi sulla consistenza dei terreni agricoli pubblici. Una mappa da cui si evince il valore di quelli del Demanio regione per regione (complessivamente è di oltre 78 milioni) e la consistenza. In Toscana c’è la quota più elevata di terreni (1770 ettari), ma è nel Veneto che ci sono quelli più ricchi (15 milioni per 277 ettari). I Comuni le vere casseforti del patrimonio agricolo I Comuni dunque sono le vere casseforti dei terreni agricoli con l’82% del patrimonio. Terre spesso utilizzate, ma a volte poco sfruttate e che sicuramente potrebbero guadagnare in efficienza se affidate agli agricoltori. Un passaggio che da tempo è indicato come una priorità considerando la fame di terra e la difficoltà, soprattutto per i giovani, di acquisire il bene spesso troppo caro. In una fase in cui si guarda con rinnovato interesse al settore agricolo soprattutto come opportunità lavorativa per gli under 40, la disponibilità del fattore terra è fondamentale .Da più di un anno è stata predisposta una legge che prevede la dismissione delle terre pubbliche con contratti di vendita o di affitto e con una corsia preferenziale per i giovani. La legge consente anche che a segnalare l’eventuale terreno disponibile possa essere lo stesso imprenditore interessato. Ma tra cambi di governo e «gelosie» tra amministrazioni non si è riusciti a predisporre il decreto attuativo per avviare concretamente la vendita. Ora il ministro Nunzia De Girolamo ha assicurato che vuole riavviare il cantiere coinvolgendo anche la Cassa Depositi e prestiti per legare la dismissione all’apertura di una linea di credito per i giovani. E ha immediatamente allertato i suoi uffici. Il ministero avvia la trattativa con la Cassa depositi e prestiti Nei giorni scorsi sono state avviate le trattative tra l’Ente guidato da Franco Bassanini e l’Ismea,l’istituto che opera in campo fondiario e come merchant bank che fa capo al ministero delle Politiche agricole. Il presidente dell’Ismea, Arturo Semerari, ricorda che l’ente già in passato ha condotto in porto operazioni tra privati e tra pubbliche amministrazioni e agricoltori. L’Ismea valuta le aziende e le acquista per poi rivederle agli agricoltori con l’apertura di mutui agevolati trentennali. Un regime – spiega Semerari – che ha consentito di creare 35mila imprese con una maglia poderale di circa 30 ettari ( a fronte della media nazionale di poco più di 7 ettari) contribuendo così all’operazione di rafforzamento fondiario. Da qualche anno Bruxelles ha imposto nuovo regole: il leasing è stato blindato ai giovani («ma anche nel passato oltre l’80% degli interventi ha riguardato gli under 40») e limitato solo al «primo insediamento” cioè ai giovani che intraprendono ex novo l’attività. Semerari: con lo strumento Ismea già realizzate 35mila imprese «Per questo – dice il presidente dell’Ismea – stiamo lavorando su due fronti . Da un lato stiamo trattando con la Commissione Ue per allargare la platea dei beneficiari, concedendo le agevolazioni anche ai giovani che hanno già avviato, per esempio in modo precario, l’attività e che intendono consolidare l’impresa. Dall’altro, su indicazione del ministro, abbiamo riaperto il tavolo con la Cassa depositi e prestiti per trovare meccanismi che favoriscano l’acquisto dei terreni. Bisogna comunque verificare col demanio militare e civile oltre alla quantità di terreni anche quali sono liberi e gli eventuali diritti consolidati». Intanto in tempi brevi dovrebbe arrivare sul mercato il consistente patrimonio dell’Ospedale di Novara. «Dopo una prima valutazione tre anni fa – annuncia il presidente dell’Ismea – abbiamo avviato su indicazione della Regione una ricognizione sui contratti in scadenza degli affittuari. È certo comunque che c’è nel nostro paese una richiesta crescente di terreni agricoli».
Il Sole 24 Ore – 9 giugno 2013