Maurizio Tropeano. Niente multe per gli allevatori italiani. Per il quarto anno consecutivo l’Italia non ha superato la quota latte assegnatole dall’Unione Europea. Dal 1 aprile 2015 la produzione di latte sarà liberalizzata. La prossima campagna, dunque, sarà l’ultima sottoposta ad un regime di quote e il ministro dell’agricoltura, Maurizio Martina, annuncia: «Stiamo lavorando per dare risposte concrete agli allevatori, considerata la strategicità del settore latte». Pochi giorno fa l’Agea ha reso noti i dati relativi alla campagna lattiero casearia 2013/2014 che si è chiusa, alla fine di marzo, e che confermano che non è stato superato il tetto massimo fissato in 10,923 milioni di tonnellate, anzi le consegne rettificate sono state inferiori (10,874 milioni) e così non è stato necessario trattenere il prelievo da parte degli acquirenti, sulla produzione dello scorso mese di marzo. Tutto bene, allora?
Cesare Boldrighi, presidente del coordinamento lattiero-caseario di Fedargri-confcooperative sottolinea la necessità «che l’amministrazione pubblica si attivi tempestivamente per restituire quanto versato nei mesi precedenti». Si spiega così la richiesta al governo e all’Agea di intervenire per far si che «la prossima campagna non sia gravata da procedure burocratiche lunghe e dispendiose che costringono i produttori a movimentare a vuoto milioni di euro tra spese di gestione, oneri finanziari sulle fidejussioni e costi burocratici».
Senza dimenticare che nel resto d’Europa grandi Stati produttori di latte come Germania, Olanda, Danimarca, Irlanda, Austria e Polonia hanno chiesto tramite le loro organizzazioni agricole un aumento del loro quantitativo assegnato dal momento che le loro produzioni di latte hanno abbondantemente superato la loro quota produttiva. «Noi – commenta Coldiretti – siamo stati l’unica organizzazione italiana ad opporsi a questa ingiustizia nell’interesse dei nostri allevatori». Coldiretti ricorda l’Italia copre appena il 65% del fabbisogno nazionale ed è costretto a massicce importazioni di latte e prodotti succedanei che «stanno mettendo a serio rischio l’allevamento italiano della vacche da latte». Da qui la richiesta di intervenire perché diventi obbligatoria «l’introduzione dell’indicazione dell’origine del latte su tutti i prodotti caseari, non solo sul latte fresco».
In vista della fine del sistema delle quote il governo, a quanto afferma il ministro, è intenzionato ad intervenire: «Stiamo elaborando un piano d’azione con le Regioni e i rappresentanti professionali per attivare misure di sostegno economico alle nostre imprese lattiere con un’attenzione particolare per gli allevatori delle zone di montagna». L’intenzione del governo è di portare il futuro del settore del latte al centro del dibattito europeo durante il semestre italiano di presidenza dell’Ue. Spiega ancora Martina: «Ovviamente sarà centrale la questione dell’etichettatura, sulla quale siamo particolarmente sensibili, e su cui ci confronteremo immediatamente con le istituzioni comunitarie». Entro la fine giugno, poi, sarà presentata la relazione della Commissione sul settore lattiero caseario: «Aspettiamo il documento – conclude Martina – per valutare ulteriori iniziative per il miglioramento del funzionamento della filiera, in particolare per continuare nelle azioni di rafforzamento della posizione degli allevatori».
“ Vogliamo indietro tutti i nostri soldi”
Alberto Prieri. Fedagri chiede di restituire le multe versate nei mesi scorsi, ma Antonino Bedino, presidente Cosplat Piemonte (i Cobas del latte) sostiene che non andasse pagata alcuna multa fin dalla prima applicazione delle quote.
Perché?
«Perché l’Italia comunicò una produzione superiore a quella reale, tanto che avevamo denunciato Agea e non vorremmo che quel procedimento fosse archiviato, insabbiando le vere responsabilità».
E le multe?
«Abbiamo sempre detto di non pagarle, visto che non c’è mai stato alcuno sforamento. I nostri allevatori hanno regolarmente fatturato il latte munto e sono stati puniti, mentre il calo di questi mesi conferma che, senza quote, non ci sarà alcuna impennata nella produzione di latte».
Capiterà nel 2015?
«No, il vero rischio è che tante stalle chiudano per i costi troppo alti. Il governo riduca le accise sul gasolio, semplifichi la burocrazia e dia agli allevatori la possibilità di ottenere parte del valore aggiunto dei formaggi “made in Italy”, il cui pregio deriva dal latte di qualità».
La Stampa – 25 maggio 2014