In molte zone del Paese il contact tracing è saltato, i dipartimenti di prevenzione delle Asl non riescono a condurre le indagini epidemiologiche per trovare i contatti a rischio dei positivi. I casi sono troppi per chiamare tutti coloro che hanno avuto il tampone positivo, fargli il questionario per conoscere i movimenti dei giorni precedenti e avvertire le persone alle quali sono stati vicini. Le Regioni così scrivono al ministro alla Salute Roberto Speranza per proporre di cambiare le regole sui test, permettendo a chi è in crisi a causa dei troppi positivi di non fare il tampone, molecolare o rapido antigenico, agli asintomatici.
Molto difficilmente a Roma passerà la proposta della Conferenza delle Regioni. Non c’è bisogno di mettere nero su bianco che in caso di emergenza si modificano le priorità di tracciamento. A decidere cosa fare, nella pratica di tutti i giorni, devono essere i medici dei dipartimenti di prevenzione, che del resto già adesso adattano alla situazione la loro attività, che spesso va in crisi.
Il no di Roma potrebbe essere anche legato al fatto che si sta cercando di rilanciare il tracing, assumendo 2.000 persone con un bando della Protezione civile e chiudendo un accordo con i medici di famiglia per coinvolgerli nella ricerca dei contatti e negli esami. L’idea è che facciano i tamponi rapidi nei loro studi, in cambio di 10-12 euro a esame. Anche se alcuni sindacati diranno sì, i singoli medici saranno liberi di non aderire al progetto.
Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna e presidente della conferenza delle Regioni, con Luca Zaia del Veneto, spiega che non è una novità da introdurre ovunque. «Laddove risulti impossibile il completo contact tracing – scrive – le Regioni potranno, attraverso i dipartimenti di sanità pubblica, riorganizzare le attività di tracciamento e screening individuando specifiche priorità di intervento tempestivo ». Per priorità si intende l’isolamento dei membri del nucleo familiare del positivo. «Se questi ultimi dovessero risultare sintomatici, si dovrà eseguire il tampone rapido antigenico o quello molecolare mentre nel caso permanessero asintomatici il tampone rapido o quello molecolare si eseguirà allo scadere del decimo giorno di isolamento». Quest’ultimo passaggio rispetta le nuove linee guida del ministero sulla quarantena. Ma anche ai contatti stretti asintomatici «una volta provveduto al loro isolamento, non sarà necessariamente effettuato il tampone, tranne in casi particolari valutati dai servizi di sanità pubblica ». Nella misura sono quindi ricompresi anche i compagni degli alunni infettati. «È chiaro che in caso di comparsa dei sintomi andrà invece tempestivamente eseguito il tampone molecolare». Le Regioni aggiungono che vogliono continuare a testare anche gli asintomatici, visto che la novità dovrebbe essere un’eccezione, usando tutti i test disponibili nei Paesi del G7. Però prevedono una modifica alla sorveglianza attiva di chi è in isolamento. «Quella con la telefonata a casa sarà garantita per i soggetti più fragili, mentre per i casi valutati ad hoc, potrà essere resa possibile tramite app».