Francesca Baccino. Sulla direttiva nitrati l’Ue tiene ancora l’Italia sotto scacco. La nuova procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese per il mancato adempimento degli obblighi previsti dalla direttiva, la seconda dopo quella aperta nel 2006 per lo stesso motivo, non è ancora stata ritirata, anche se è stata depotenziata dall’iniziativa delle regioni di confermare le vecchie aree vulnerabili e tornare così al rispetto delle regole sull’inquinamento delle acque da nitrati attraverso i reflui zootecnici. Sotto accusa il comma 7 quater dell’articolo 36 del decreto sviluppo, che aveva sospeso per un anno l’applicazione del limite dei 170 kg di azoto per ettaro l’anno che è possibile distribuire nei campi attraverso le deiezioni zootecniche nelle aree vulnerabili.
E aveva introdotto gli stessi limiti dei 340 kg di azoto per ettaro l’anno previsti per le zone non vulnerabili, in attesa di ridefinire le zone vulnerabili.
Dopo i primi avvertimenti lanciati da Bruxelles all’Italia, le regioni più coinvolte, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto, avevano preso l’iniziativa per prime comunicando al Governo l’intenzione di non applicare il comma 7 quater e successivamente avevano riconfermato, seguite dalle altre regioni italiane, i vecchi perimetri delle aree vulnerabili ai nitrati senza procedere però a una riduzione di queste aree, in modo da alleggerire il comparto agricolo dalle responsabilità dell’inquinamento.
Questo è sempre stato l’obiettivo dell’iniziativa italiana sulla direttiva nitrati, dimostrare con studi scientifici che la responsabilità dell’inquinamento delle falde è legata agli scarichi civili e industriali, come sostiene da tempo il mondo agricolo e anche i primi risultati di uno studio in corso da parte dell’Ispra. Un passaggio fondamentale per aprire un nuovo negoziato con Bruxelles e ridurre le aree vulnerabili cercando di allentare i vincoli più stringenti della direttiva sulle quattro regioni più penalizzate.
L’assessore emiliano-romagnolo all’ambiente, Sabrina Freda, era stato il primo a prendere posizione contro una norma che aveva giudicato in contrasto con l’ordinamento comunitario confermando perciò la vecchia mappa delle aree vulnerabili. Tornando alla procedura d’infrazione, nel primo avvertimento inviato all’Italia la Commissione europea aveva scritto di essere venuta a conoscenza attraverso articoli di stampa e non canali formali che l’Italia aveva approvato una nuova norma sulla direttiva nitrati e intimava al nostro Paese un immediato dietrofront sulla violazione della norma comunitaria.
In una nota inviata a Bruxelles l’8 marzo scorso il ministero italiano dell’Ambiente aveva trasmesso a Bruxelles il dossier di tutti i provvedimenti regionali di conferma delle aree vulnerabili ai nitrati di origine agricola in risposta alla messa in mora dell’Italia comunicata il 21 febbraio scorso dal commissario Ue, Janez Potocnik. Sempre nella nota il nostro ministero dell’Ambiente aveva promesso la cancellazione del comma 7 quater da parte del nuovo governo.
Il provvedimento di abrogazione è stato inserito come articolo 28 nella legge comunitaria del 2013 in via di approvazione ed è attualmente all’esame del Senato. Dal 2012 l’Ue ha concesso una deroga di 4 anni a Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sul limite di azoto nelle aree vulnerabili: che consente di distribuire fino ai 250 kg a determinate condizioni. Questa possibilità deve essere richiesta dalla singola azienda.
Fonte: agricoltura24 – 25 luglio 2013