No ai farmaci di fascia C nelle parafarmacie e nei supermercati, sì alla libertà degli albergatori di praticare tariffe più basse di quelle offerte dai siti di intermediazione. L’Aula della Camera ha concluso l’esame degli emendamenti al ddl Concorrenza, che oggi dovrebbe essere approvato in via definitiva e passare quindi al Senato.
La decisione sui farmaci di fascia C ( si tratta di medicinali non salvavita a carico del cittadino) ha lasciato l’amaro in bocca a larga parte dell’opposizione (Sel e Movimento Cinquestelle) ma anche a una fetta consistente della maggioranza, compresa una parte del Pd e Scelta Civica, che definisce il ddl «il provvedimento delle occasioni perdute». In particolare Enrico Zanetti, segretario di Sc e sottosegretario all’Economia, si è battuto con forza perché l’esecutivo non ostacolasse l’emendamento, ma senza successo perché governo e relatori hanno invece espresso parere negativo. Come annunciato da giorni, pertanto Scelta Civica si asterrà sul voto finale. I deputati del M5S puntano il dito contro «le pressioni e connivenze tra la potente lobby del farmaco e governo e Pd» e parlano di un voto dal «profilo totalmente corporativistico ». Ma anche dal Pd si levano voci contrarie, Pier Luigi Bersani osserva come la bocciatura degli emendamenti «non è certo un bel segnale per i giovani farmacisti che restano gli unici professionisti a non poter esercitare la professione in regime privatistico». Forte la delusione della Federazione delle Parafarmacie: «Restiamo sconcertati da come questo governo ed il Pd siano schiacciati sulle posizioni della lobby dei farmacisti titolari», dice il presidente Davide Gullotta. «E’ una decisione presa contro i cittadini », stigmatizza la Conad. Sul fronte opposto, apprezzamento di Federfarma che sottolinea come la Camera abbia «riconosciuto il valore sociale e sanitario della farmacia e la necessità di far prevalere la tutela della salute dei cittadini».
Consenso generalizzato invece sull’emendamento “Booking”, presentato da Tiziano Arlotti del Pd. Ad aprile l’Antitrust aveva dichiarato illegittime le clausole che vietavano agli albergatori di offrire ai propri clienti condizioni più vantaggiose di quelle offerte sulle stesse camere da Booking.com, stabilendo però che le offerte migliori sarebbero dovute essere esclusivamente “off-line”. L’emendamento targato Pd invece rende nulla qualunque clausola che obblighi gli albergatori e non praticare alla propria clientela prezzi e condizioni migliori rispetto a quelle garantite attraverso gli intermediari. Un precedente esiste già in Francia: dal 10 luglio la legge Macron ha introdotto il diritto per gli albergatori di determinare liberamente le proprie condizioni di offerta. La norma stava molto a cuore al ministro dei Beni culturali e del Turismo Dario Franceschini, che ha elogiato il Parlamento per «questa scelta unanime e coraggiosa che il settore alberghiero italiano attendeva da tempo». Per Andrea D’Amico, direttore italiano di Booking.com, non è ancora detta l’ultima parola: «Speriamo che le cose al passaggio al Senato cambino»,commenta, pur assicurando che «qualunque sarà la decisione Booking. com si adeguerà».
Repubblica – 7 ottobre 2015