La Stampa. Non si fa illusioni, Roberto Speranza. Ha superato agevolmente il voto del Senato sulle mozioni di sfiducia presentate contro di lui anche grazie ai voti della Lega, ma è convinto che «Salvini non si fermerà, continueranno ad attaccarmi, perché ormai sono diventato un simbolo delle chiusure, che vogliono far credere siano frutto di scelte politiche e non sanitarie», spiega a La Stampa un paio di ore dopo essere uscito indenne da palazzo Madama. «Soddisfatto ma amareggiato. Chi porta avanti questa battaglia contro di me è un irresponsabile – dice il ministro della Salute – lucra sul disagio delle persone e fa passare messaggi pericolosi: abbiamo di fronte settimane non semplici, la curva dei contagi non è ancora sotto controllo, dobbiamo gestire con attenzione questa fase di transizione, ci vuole poco a tornare indietro».
Speranza non nasconde la rabbia, dopo aver visto cadere nel vuoto l’appello all’unità fatto davanti ai senatori: «In un grande Paese non si fa politica su una pandemia». Ma non tutti sono d’accordo, visto che dalle mozioni di sfiducia siamo passati alla richiesta di istituire una commissione parlamentare di inchiesta sul mancato aggiornamento del piano pandemico e sulla gestione dell’emergenza Covid. Una proposta arrivata sia dal centrodestra di governo (Lega, Forza Italia, Udc e Cambiamo) che da Italia Viva. Leghisti e renziani hanno fatto a gara per intestarsi l’iniziativa, che serve a mantenere un briciolo di coerenza dopo aver votato ieri a favore di Speranza, pesantemente criticato negli ultimi mesi. Del resto, in particolare nel disegno di legge voluto da Salvini, si chiede di indagare sulle stesse criticità e presunte inadempienze già elencate nella mozione di sfiducia presentata da Fratelli d’Italia. «È evidente che la commissione d’inchiesta potrà partire solo a emergenza conclusa e cominciando dalle criticità registrate in Regione Lombardia», è l’avvertimento della capogruppo del Pd al Senato, Simona Malpezzi. Si apre così un nuovo terreno di scontro all’interno della maggioranza, con i dem che non hanno gradito nemmeno l’iniziativa di Renzi, parallela a quella della destra. Dal Nazareno fanno sapere che i vertici del partito hanno avuto un nuovo confronto con Draghi per denunciare il «continuo superamento del limite da parte di Salvini». Insomma, un avviso al premier: andare avanti così è difficile. Una preoccupazione condivisa anche dal Movimento 5 stelle e da Leu. Da parte sua, Speranza ha provato a smontare le accuse sul suo operato, ripercorrendo le decisioni e i provvedimenti presi per arginare il Covid in questi 15 mesi. Non si è sottratto sulla questione del piano pandemico, mai aggiornato dal 2006 e fino allo scorso gennaio, «per 180 mesi durante i quali si sono alternati ben 7 governi, sostenuti anche da chi ora ha presentato queste mozioni», ha ricordato, aggiungendo che «adesso il piano pandemico antinfluenzale aggiornato c’è, realizzato durante il mio mandato». Ma ha ammesso che il vecchio piano non fosse sufficiente e, quindi, che il nostro Paese fosse impreparato ad affrontare il virus. Ha sorvolato, invece, sui contatti (agli atti dell’inchiesta di Bergamo) tra Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms, e il suo capo di gabinetto Goffredo Zaccardi, proprio nei giorni successivi alla scomparsa del famoso rapporto Oms scritto dai ricercatori di Venezia. «Il ritiro del documento è stata una decisione esclusivamente interna all’Oms – ha ribadito il ministro – La stessa organizzazione ha dichiarato che in nessun momento il governo italiano ha chiesto di rimuovere il rapporto». In attesa degli sviluppi delle indagini, quelle dei magistrati bergamaschi e quelle che dovrebbero essere avviate in Parlamento, Speranza sa che Salvini insisterà contro di lui. Ancora ieri, ha detto (ai microfoni di Tagadà, su la7) che lo manderebbe volentieri «a fare compagnia ad Arcuri» e che preferirebbe al suo posto il sottosegretario Pierpaolo Sileri: «È meglio lui tutta la vita».
Intanto, per la seconda volta nel giro di 24 ore, il leader della Lega ha dovuto evitare una trappola disseminata da Giorgia Meloni, prima l’ordine del giorno per abolire il coprifuoco e poi la mozione contro Speranza, «presentata per mettere in difficoltà noi più che il ministro della Salute», ha spiegato il capogruppo leghista al Senato, Massimiliano Romeo. Uno scontro ormai permanente tra i due principali partiti della coalizione di centrodestra, che pure entro il mese di maggio dovrebbero mettersi d’accordo sui candidati per le amministrative. —