È una corsa bifronte quella del Senato. Uno sguardo ai candidati in lizza, l’altro alle ricadute del voto sulla futura maggioranza parlamentare. Ciò perché la legge elettorale (il fatidico e intoccabile Porcellum, sì) prevede un premio di maggioranza su base regionale per la coalizione che raccoglierà più consensi. In Veneto i seggi senatoriali in palio sono 24: 14 andranno ai vincitori, 10 saranno ripartiti proporzionalmente tra gli altri.
E poiché tutti i sondaggi segnalano una situazione di grande incertezza a Palazzo Madama, l’attenzione verso le “regioni in bilico”, determinanti nell’equilibrio finale, è molto elevata. In verità, da parecchi anni a questa parte il voto del Veneto, roccaforte del centrodestra, non è mai stato preceduto da grandi incognite. E anche in questa occasione, pur scontando una prevedibile e massiccia emorragia, l’asse Pdl-Lega potrebbe riuscire a spuntarla. Il condizionale è dettato in primo luogo dall’effetto-Grillo, ancora indefinibile nella sua entità ma tale, probabilmente, da terremotare gli equilibri precedenti. Il M5S calamita voti ovunque ma in particolare intercetta ampie quote di elettori delusi dalla Lega.
Ecco, a fronte di una parziale ripresa del Pdl (che sembra aver tamponato il crollo dei mesi scorsi) proprio il Carroccio – in evidente crisi dopo gli exploit del passato – costituisce l’anello debole della coalizione e rischia il sorpasso da parte dell’alleato-rivale con possibili conseguenze sulla governance della Regione retta da Luca Zaia. La lista pidiellina, capitanata da Silvio Berlusconi, schiera elementi di primo piano – dall’avvocato del Cavaliere, Niccolò Ghedini – all’ex ministro Maurizio Sacconi – e conta di totalizzare otto seggi, “concedendone” sei ai leghisti. Questi ultimi, guidati da Massimo Bitonci (l’unico “lealista bossiano” sopravvissuto al repulisti di Flavio Tosi), candidano ben quattro donne in posizione vincente, confermando l’unica parlamentare-operaia della legislatura uscente, Emanuela Munerato. A contendere ai grillini il ruolo di primo partito veneto c’è il Pd, in coppia con i vendoliani di Sel, che conta di crescere (il suo “zoccolo duro” sembra insensibile alle sirene) e, trainato da un trend nazionale favorevole, non abdica alla speranza di bruciare il centrodestra al fotofinish.
A fianco della capolista Laura Puppato troviamo l’uscente Felice Casson e alcuni volti nuovi: il dirigente cislino Giorgio Santini, il segretario regionale del partito Rosanna Filippin, il sindaco “renziano” di Este Giancarlo Piva. Paradossalmente, pur aumentando i voti, i democratici rischiano una drastica riduzione della rappresentanza senatoriale perché stavolta, a differenza del 2008, in caso di mancata vittoria si ritroveranno a “spartire” le dieci poltrone disponibili con due concorrenti diversissimi e inediti. A Palazzo Madama entrerà certamente il M5S, che apre la lista con una triade – Enrico Cappelletti, Paola De Pin e Giovanni Endrizzi – magari non familiare al vasto pubblico ma accreditata di ottime chance. E in posizione utile ci sarà anche la lista del premier, Con Monti per l’Italia: a capeggiarla è il demografo e docente universitario Gianpiero Dalla Zuanna, seguito da due politici di lungo corso, il segretario dell’Udc Antonio De Poli e l’ex pidiellino, ora seguace di Montezemolo, Fabio Gava; molti osservatori colgono segnali di stanchezza e cedimento nel cartello montiano che tuttavia nel Veneto delle università e dell’impresa, almeno, potrebbe mietere un buon risultato, nonostante l’ostilità delle partite iva. Le liste in competizione sono molte (23) ma, a parte i piccoli partiti in coalizione come Centro Democratico, Destra e Fratelli d’Italia, per chi corre in solitudine le chance di centrare l’ingresso al Senato sono ridotte al lumicino: occorre totalizzare l’8%, soglia problematica anche il maggiore dei “piccoli”, Rivoluzione Civile di Ingroia, e pressoché proibitiva per le formazioni venetiste – Indipendenza Veneta, Veneto Stato, Liga Veneta Repubblica – che, pur beneficiando di un vento favorevole, si presentano in ordine sparso.
Il Mattino di Padova – 23 febbraio 2013