Cresce il peso di Treviso, trainata dal governatore Zaia, flette invece l’influenza dei veronesi di Flavio Tosi, l’altro cavallo di razza del leghismo veneto. Il sindaco e segretario leghista ha mantenuto i suoi fedelissimi a capo delle Ulss di Verona e Bussolengo – racimolando poco altro – ma sull’altro fronte il governatore ha inanellato una serie di nomine che accrescono, in modo determinante, la sua influenza nel settore cruciale del welfare.
Dati alla mano, i trevigiani sono ben 6, collocati in ruoli chiave – Dario nell’Azienda di Padova, Roberti all’Ulss di Treviso, Dal Ben a quella di Venezia – con alcuni colpi inattesi, come l’arrivo di Gian Antonio Dei Tos sulla poltrona di Pieve di Soligo, tradizionale feudo dell’ex ministro pidiellino Maurizio Sacconi. Dall’alleato azzurro, tuttavia, nessuna lamentela, anzi un plauso: «Il governatore Zaia ha fatto un ottimo lavoro, scegliendo persone preparate e qualificate, la sanità del Veneto è in mani sicure», commentano in una nota Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo, capogruppo e vice in Consiglio regionale; convinti, insieme al presidente della Commissione Statuto Carlo Alberto Tesserin. Di avviso diverso, il segretario generale della Uil veneta: «Pensavo che il presidente Zaia fosse quello del vorrei ma non posso, ma dopo le nomine dei nuovi direttori generali posso senz’altro dire che sia quello del potrei ma non voglio», afferma Gerardo Colamarco «nulla da eccepire sui nomi, si tratta di ottimi professionisti, e stendiamo un velo pietoso sui tempi: il largo anticipo promesso rispetto alle tornate precedenti si è tradotto in due giorni in meno». Il punto, secondo il sindacalista, è che «Tutte le dichiarazioni sulla necessità di razionalizzare le Ulss sono rimaste lettera morta. Non è commissariando un’unica azienda, di Chioggia, che si va nella direzione auspicata. Con un dimezzamento delle direzioni ci sarebbe stato un immediato risparmio di decine di milioni, e si sarebbe andati verso quell’obiettivo, una sola Ulss per ogni provincia, immaginato dal governatore stesso. Invece Zaia ha preferito lasciare tutto così com’è, perdendo l’ennesima occasione di fare seguire, alle parole, i fatti».
Il Mattino di Padova – 30 dicembre 2012