di Filippo Tosatto, dal Mattino di Padova. La parolina magica fa capolino in calce ai contratti dei nuovi manager della sanità nominati da Luca Zaia. Che ha assegnato loro un incarico triennale prolungabile (previa verifica sugli obiettivi conseguiti) fino a 5 anni e – udite, udite – «rinnovabile», quindi potenzialmente esteso a un decennio. L’ha fatto per eludere gli effetti della Legge Madia di riforma della pubblica amministrazione, in particolare negli articoli che (a partire da quest’anno) imporranno ai presidenti di Regione di scegliere i direttori delle aziende sanitarie locali attingendo alle terne di candidati fornite dal Governo. «L’ennesima prepotenza romana, una vera porcheria», secondo Zaia. Per nulla disposto a piegare il capo a Palazzo Chigi, il governatore ha incaricato il direttore della sanità veneta di trovare una via d’uscita e Domenico Mantoan (un diabolico folletto che trascorre le festività spulciando leggi, decreti e circolari) ha scovato il grimaldello.
Perché la fatidica legge avrà reale efficacia attraverso i decreti attuativi – previsti a metà 2016 – e non potrà scalfire i contratti sottoscritti m precedenza e se questi includono la clausola del rinnovo, allora diventano virtualmente “blindati”.
Tutto liscio, allora? Non proprio. La scelta zaiana è caduta su 11 direttori generali (il dodicesimo, Francesco Cobello, è stato nominato all’Azienda ospedaliera di Verona appena un anno fa) dotati di poteri commissariali: Adriano Rasi Caldogno (Belluno e Feltre), Giovanni Pavesi (Vicenza e Ovest Vicentino), Carlo Bramezza (Veneto Orientale), Claudio Darío (Padova, Cittadella, Monselice), Pietro Girardi (Verona, Legnago, Bussolengo), Giorgio Roberti (Bassano e Alto Vicentino), Francesco Benazzi (Treviso, Pieve di Soligo, Montebelluna), Giuseppe Dal Ben (Venezia, Mirano, Chioggia), Antonio Compostella (Rovigo e Adria), Luciano Flor (Azienda ospedaliera di Padova), Patrizia Simionato (Iov).
Colpisce il trattamento di riguardo riservato a Veneziano e Vicentino, dotati di due direttori e a fronte dell’unico riservato alle altre. Una circostanza – giustificata con le peculiarità identitarie di Veneto Orientale e pedemontana bassanese – che sta innescando malumori tra i leghisti della Marca Trevigiana e del Padovano, in particolare nell’Alta dove la partenza di Benazzi suscita la protesta di parecchi amministratori. Tant’è: si vocifera già di ricorsi al Tar contro i commissariamenti delle UIss da parte di sindaci contrariati e di dirigenti della sanità esclusi dalle nomine.
Il Mattino di Padova – 2 gennaio 2015