Michele Bocci, Repubblica. Una nomina che si trascina da mesi, anche se coloro che la devono fare sembrerebbero essere tutti d’accordo. Pressioni esterne impediscono alle Regioni di scegliere il presidente di Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, che determina i prezzi dei medicinali e dice quali devono essere a carico del sistema sanitario. Tutte le amministrazioni locali ormai ne parlano: il ministro allo sport Luca Lotti si è speso più volte, anche quando era sottosegretario alla presidenza del consiglio, per promuovere un candidato diverso da quello voluto da loro e gradito, invece, anche a Denis Verdini.
L’incarico di cui si discute non è operativo, a trattare con l’industria ci pensa il direttore di Aifa, che oggi è Mario Melazzini. Il presidente è al vertice del cda, che vigila sull’agenzia, e guadagna 60mila euro l’anno. I contendenti, più o meno volontari, sono tre: Giuseppe Remuzzi, scienziato di fama e direttore della ricerca del Mario Negri di Bergamo, Carlo Gaudio, ordinario di cardiologia a Roma già nel cda dell’Agenzia e fratello del rettore della Sapienza, e Stefano Vella, direttore del dipartimento farmaco dell’Istituto superiore di sanità.
Le Regioni premono per Remuzzi da ottobre, quando il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin nominò Melazzini. Fu l’assessore emiliano Sergio Venturi a pensare allo scienziato del Mario Negri. Eppure, già a quel tempo, qualcosa impedì di incaricare Remuzzi. Lotti si sarebbe speso per Gaudio, tanto da rallentare per alcune settimane anche la nomina di Melazzini, poi decisa con uno strappo dal ministro, che non poteva lasciare Aifa senza il braccio operativo troppo a lungo. Per la presidenza però si è tutto congelato e con il passare del tempo il nome di Remuzzi si è un po’ logorato. Il cambio di governo non ha sbloccato la situazione.
All’inizio di marzo si è svolta la Conferenza degli assessori che doveva finalmente proporre ai governatori i candidati. Dopo l’ultimo intervento del piemontese Antonino Saitta sembrava passassero solo i nomi di Remuzzi e Vella ma l’assessore alla Salute della Toscana, la renzianissima Stefania Saccardi, ha fatto inserire anche Gaudio all’ultimo tuffo. Il 9 marzo i presidenti di Regione hanno mantenuto la stessa impostazione. I governatori avrebbero dovuto decidere, visto che per una regola non scritta il presidente Aifa è scelto da loro e il direttore è indicato dal ministro. E invece niente, a Lorenzin l’altro renziano Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia e presidente della Conferenza, ha inviato tutti e tre i nomi, però con l’indicazione che dietro a Remuzzi c’è più unità. Nel frattempo il giornale Libero dell’editore Antonio Angelucci, vicino al politico di Ala da poco condannato a 9 anni per il crac del Credito cooperativo, ha preso di mira Remuzzi, tirando fuori i suoi conflitti di interessi. Il Mario Negri riceve anche contributi dall’industria del farmaco quindi – secondo l’accusa – lui non sarebbe adatto al ruolo. Nei prossimi giorni Lorenzin dovrebbe inviare alla Conferenza dei presidenti l’indicazione che le hanno chiesto. Se non sarà Remuzzi ma Gaudio molte Regioni si metteranno di traverso. La Lombardia, il cui assessore alle Finanze Massimo Garavaglia, membro del cda Aifa, ha già detto che «la politica deve restare fuori da queste cose». Ma anche il Veneto, forse lo stesso Piemonte e probabilmente pure la Toscana del governatore “scissionista” Enrico Rossi. E l’Aifa resterà senza presidente. A meno che non si opti per Vella. Tra i due litiganti. (Vai alla fonte)
Repubblica – 21 marzo 2017