Nono morto in Cina per il nuovo ceppo di influenza aviaria da virus H7N9. Le ultime due vittime sono un uomo di 83 anni della provincia del Jiangsu, defunto oggi nonostante gli sforzi dei medici di salvarlo, e un’altra persona già ricoverata, ma nella provincia dell’Anhui. Intanto le autorità cinesi hanno confermato anche altri 4 casi, due a Shanghai e due nella provincia dello Zhejiang, portando così il numero totale dei contagiati a livello nazionale a 28. Il virus H7N9, sconosciuto fino a pochi giorni fa, si sta diffondendo rapidamente: le prime due vittime risalgono a meno di una settimana fa. Il ministero della Salute ha diffuso una nota di aggiornamento a Regioni, presidenza del Consiglio dei ministri, Ministeri, forze armate e tutte le autorità sanitarie italiane.
Il governo cinese «sta seguendo attentamente» l’infezione da virus H7N9 nell’uomo, recita la nota ministeriale. Nessun vaccino è attualmente disponibile per questo sottotipo di virus influenzale; al Centro di collaborazione con l’Oms in Cina, il virus risulta essere sensibile agli inibitori della neuraminidasi. L’Oms sta coordinando la risposta internazionale a questo evento per assicurare che siano disponibili informazioni, materiali per la diagnosi, la cura e lo sviluppo di vaccini. Le autorità sanitarie cinesi hanno intensificato la sorveglianza della malattia per la diagnosi precoce e il trattamento. Sono state incrementate anche le comunicazioni tra la sanità umana e animale e i settori dell’industria. Il governo cinese ha consigliato alla popolazione di osservare una buona igiene personale, compreso il lavaggio frequente delle mani e di evitare il contatto diretto con animali malati o morti.
Gli animali malati non devono essere mangiati. In caso contrario, è sicuro mangiare carne adeguatamente preparata e cucinata. I virus influenzali sono inattivati da temperature normalmente utilizzate per la cottura, il cibo deve raggiungere 70 °C in ogni parte senza zone “rosa”. Nelle aree geografiche dove si sono verificati i focolai di casi, i prodotti a base di carne possono essere consumati in tutta sicurezza, a condizione che questi siano ben cotti e adeguatamente trattati durante la preparazione dei cibi. Non sono previste restrizioni né per i viaggi né per i commerci lungo le rotte verso i territori colpiti dal virus e l’Oms non ha raccomandato l’esecuzione di alcun test ai viaggiatori diretti nei punti di ingresso.
la Cina annuncia di essere già al lavoro per sviluppare un vaccino contro la nuova influenza. In proposito, il direttore dell’Ufficio prevenzione e controllo dell’influenza H7N9 ha spiegato che perché il prodotto approdi sul mercato ci vorranno dai 6 agli 8 mesi, precisando tuttavia che il vaccino sarà messo in produzione solo se il virus diventerà capace di trasmettersi da uomo a uomo. Liang ha però tenuto a sottolineare che la vaccinazione non è l’unico strumento efficace per contrastare la nuova infezione. “Stiamo mettendo in campo una serie di misure per controllarla e prevenirla”, un obiettivo sul quale sono impegnati “oltre 500 ospedali e 400 laboratori in tutto il Paese. Confidiamo – ha concluso – di riuscire a mantenere la malattia sotto controllo”.
CONTAGIO – Nonostante il virus H7N9 non fosse mai stato rilevato prima d’ora nell’uomo, le autorità sanitarie cinesi e dell’Oms hanno sottolineato che non c’è possibilità di contagio da uomo a uomo. In una conferenza stampa congiunta, il rappresentante in Cina dell’Oms Michael O’Leary e alcuni funzionari della Commissione nazionale di sanità e pianificazione familiare hanno sottolineato come il contagio sia avvenuto solo tra persone che hanno avuto contatti con pollame e volatili infetti, benché fra i morti ci siano un uomo e suo figlio. Anche il secondo figlio dell’uomo si è ammalato, ma è guarito. «La presenza dell’infezione in un gruppo familiare aumenta la possibilità di trasmissione uomo-uomo, ma in questo caso due dei tre casi non sono stati confermati in laboratorio» ha spiegato O’Leary. Oltre 620 persone che hanno avuto contatti con i malati sono state controllate e in loro non sono state trovate tracce del virus.
VOLATILI – Le autorità cinesi, che hanno ordinato la soppressione di 100mila animali tra pollame e volatili, si sono impegnate a informare l’Oms e i Paesi limitrofi sull’evolversi della situazione, accettando inoltre le ispezioni di esperti stranieri. Il rappresentante in Cina dell’Oms ha escluso un legame con i maiali morti trovati nel fiume Huangpu di Shanghai. Ma le notizie che continuano ad arrivare non sono rassicuranti: altri maiali morti – più di settanta – sono stati trovati nel fiume Liuyang, nella provincia centro meridionale dell’Hunan. La commissione distrettuale per la protezione dell’ambiente ha fatto sapere che la qualità dell’acqua verrà costantemente monitorata per garantire la salute della popolazione. Anche su questi maiali non sarebbe stato rilevato alcun virus di aviaria.
VACCINO – Si muovono le industrie farmaceutiche: in Cina è stato approvato in tutta fretta un nuovo farmaco, il peramivir, con la speranza che si dimostri efficace contro il virus, ma la cosa è tutta da dimostrare. La China Food and Drug Administration ha fatto sapere che i test preliminari con il medicinale diluito in cloruro di sodio e somministrato per via iniettiva sono stati positivi. Negli Stati Uniti le autorità sanitarie hanno già iniziato a lavorare a un vaccino contro la nuova aviaria: per metterlo a punto servirà almeno un mese. Anche la stessa Cina ha cominciato lo sviluppo di un vaccino, che potrà essere in commercio tra non meno di sei mesi, ma le autorità sanitarie hanno spiegato che se la trasmissione del virus resta solo da volatili a uomo e non da uomo a uomo, lo sviluppo del farmaco potrebbe essere «antieconomico». Anche la medicina tradizionale cinese viene presa in considerazione per la cura.
PRECAUZIONI – Per il momento l’Oms non ritiene necessari screening sui viaggiatori diretti in Cina o provenienti dalla Cina o restrizioni nei viaggi turistici e commerciali. È invece fortemente raccomandato di evitare il contatto con animali vivi, mangiare solo carne ben cotta, lavarsi spesso le mani e rivolgersi al medico non appena compaiono sintomi influenzali. In Cina il pollo è stato eliminato dai menu delle compagnie aeree e dai pasti distribuiti nelle scuole, dove sono state tolte anche le uova, nonostante le autorità rassicurino sul fatto che il contagio derivi solo dal contatto con pollame vivo infetto. Nessun rischio dunque dalla carne e uova cotte. Negli aeroporti sono aumentati i controlli: a Macao vengono usati dispositivi a raggi infrarossi per misurare la temperatura a tutti i viaggiatori in arrivo dalla Cina.
PRECEDENTI – È chiaro comunque che il virus H7N9 è diverso dal celebre H5N1, il virus dell’aviaria da anni nel mirino degli esperti. Parenti stretti dell’H7N9 hanno invece già colpito l’uomo di recente, nel periodo compreso fra il 1996 e il 2012: si chiamano H7N2, H7N3, e H7N7 e sono comparsi in Olanda, Italia, Canada, Stati Uniti, Messico e Gran Bretagna. Per l’epidemiologo Adrian Sleigh, della Australian National University, nel 2008 sono state pubblicate alcune evidenze che i virus del sottotipo H7 stavano acquisendo la capacità di trasmissione da uomo a uomo. Tuttavia, al momento non ci sono elementi per considerare il nuovo virus come la possibile origine di una nuova pandemia, ha osservato l’immunologo Robert Booy, dell’università australiana di Sydney: «Finora è improbabile una pandemia legata a questo virus. Sono state registrate alcune mutazioni che suggeriscono la capacità di adattarsi ai mammiferi, tuttavia da qui alla capacità di trasmettersi da uomo a uomo la strada è molto lunga. Il tasso di mortalità finora registrato è molto elevato, ma i casi complessivi sono ancora pochi per trarre conclusioni».
I RISCHI PER L’UOMO – Se l’allarmismo è ingiustificato (e controproducente), è invece fondamentale affrontare la diffusione del virus con la dovuta attenzione. A dirlo è Massimo Galli, professore di Malattie Infettive all’Università degli Studi di Milano e direttore della Terza Divisione di Malattie Infettive all’ospedale Luigi Sacco. «Il virus H7N9 ci coglie impreparati a livello immunologico perché non ci sono stati precedenti legati a questo ceppo, se non in aree molto limitate. Ricordo un decesso nel 2003 in Olanda per un H7N7 accompagnato da 80 casi di congiuntivite. Un H7N3 è comparso in Canada 2004 con due casi di congiuntivite e si è poi diffuso in altri Paesi, ma in modo assolutamente limitato e senza decessi. L’H7N9 è una novità assoluta e il rischio è che sia ad alta patogenicità per l’uomo: per il momento, con 24 contagi e 7 vittime, la letalità è attorno al 30%. Una situazione che ricorda l’epidemia di H5N1 a Hong Kong nel 1997, con 18 contagi e 6 vittime» spiega Galli. Impossibile dire come si evolverà il virus ma non è da escludere che si adatti all’organismo umano, diventando trasmissibile da uomo a uomo. «La cosiddetta “influenza dei polli” è conosciuta dalla fine del XIX secolo – ricorda Galli -, ma negli ultimi anni la situazione sta diventando man mano più allarmante a causa delle condizioni degli allevamenti e delle modalità di contatto tra l’uomo e i volatili. È necessario intervenire su queste due cose e il fatto che le informazioni sull’H7N9 siano state rese subito pubbliche subito è un segnale del fatto che questo virus non è da sottovalutare. È fondamentale attivare subito la rete di controlli e mi sembra che quanto fatto finora vada nella giusta direzione».
I PRECEDENTI – «I “virus dei polli”, con le loro modificazioni, sono tristemente noti all’uomo – aggiunge il professor Massimo Galli -: nel 1918 un’epidemia di influenza cosiddetta spagnola (da H1N1) ha fatto dagli 80 ai 100 milioni di morti nel mondo, mentre il ceppo H2N2 è comparso nel 1889 ed è poi tornato alla fine degli anni ’50 facendo 1-2 milioni di morti, soprattutto tra i bambini. Un H3N8 è comparso nell’anno 1900, mentre l’H3N2 ha colpito Hong Kong nel ’68 uccidendo un milione di persone. Una variante dell’H1N1 è poi comparsa in Russia nel 1977, diffondendosi anche in altri Paesi: probabilmente si trattò di un virus “scappato” da un laboratorio che non diventò pandemico in quanto molti, soprattutto avanti con gli anni, avevano già avuto contatto con questo ceppo che quindi ha colpito di nuovo soprattutto i giovani. C’è stata poi l’influenza cosiddetta suina, partita nel 2009 dal Messico e dalla California, causata da un H1N1 riassortito con componenti diversi: anche questo, avendo similitudini con virus circolati in precedenza, ha avuto un impatto relativamente modesto e una bassa letalità». È invece ad altissima mortalità negli animali l’H5N1, virus dell’aviaria, responsabile di un’epizoozia, cioè epidemia animale, con letalità tra l’80 e il 100%. Nell’uomo l’H5N1 ha causato finora più di 600 casi, con oltre 350 decessi in tutto il mondo.
LA PAURA DELLA MUTAZIONE – Il “nuovo” virus che si sta diffondendo in Cina, l’H7N9, ha colpito varie specie di uccelli, dalle pernici, alle cicogne, ai piccioni, ma è considerato a bassa patogenicità. Per il momento il virus trovato nei volatili è lo stesso individuato nell’uomo, ma, sottolinea il professor Galli, non è da escludere che il virus possa mutare, assumendo una forma “umana” e dunque trasmissibile da uomo a uomo. Il che potrebbe causare una pandemia, dato che – come detto – non esiste una base immunologica per questo nuovo ceppo. «La sequenza di questo nuovo virus è stata identificata in una settimana e questo facilità il lavoro dei ricercatori nel mettere a punto farmaci e vaccini. Il problema poi è somministrare il vaccino nei volatili con le giuste modalità igieniche, evitando che la somministrazione diventi occasione per un nuovo picco di contagi. La cosa che trovo preoccupante e che non è stata finora spiegata chiaramente – conclude Galli – è la morìa di maiali: è stato escluso che la causa sia il virus H7N9, ma è di fondamentale importanza avere notizie più precise sulle cause di questi numerosissimi decessi». Laura Cuppini – Corriere della Sera
9 aprile 2013 – riproduzione riservata