Nuovi Lea. La Conferenza delle Regioni dà il via libera. «Ma Governo confermi i 2 mld in più per Fondo 2017»
Dalla Conferenza dei presidenti è arrivato il sì unanime al parere sul Dpcm che oggi pomeriggio sarà all’esame della Stato-Regioni. “Fondamentali verifiche della commissione di monitoraggio. Occorrerà modulare in modo graduale l’entrata in vigore e soprattutto l’erogazione delle nuove prestazioni”. Ma a prescindere da ciò per Regioni è fondamentale che Governo mantenga le promesse sulle risorse. “Con il varo dei nuovi livelli di assistenza in sanità abbiamo alzato l’asticella della tutela della salute in Italia”, lo ha dichiarato il presidente Stefano Bonaccini, al termine della Conferenza delle Regioni che ha dato il suo parere favorevole al Dpcm. “Le Regioni esprimono all’unanimità l’intesa sul provvedimento di aggiornamento dei Lea, sul decreto e sui relativi allegati. Sono norme attese da molto tempo ed innovative che miglioreranno la qualità dell’assistenza sanitaria ai cittadini”. I nuovi Lea testo La proposta delle Regioni
“C’è stato un lavoro di preparazione approfondito condotto dallo Stato e dalle Regioni a dimostrazione che è possibile condividere grandi obiettivi comuni. Una impostazione – ha proseguito – che forse dovremmo considerare anche oggi, nel momento in cui con il piano “casa Italia” stiamo riconoscendo la necessità per il Paese di un progetto decennale di prevenzione”.
Tornando ai nuovi LEA Bonaccini ha sottolineato anche la strategicità del provvedimento e conseguentemente la necessità di una sua sostenibilità economico–finanziaria pluriennale. Per questo è importante richiamare nell’intesa le risorse complessive da destinare al servizio sanitario anche nel prossimo biennio: 113.063 milioni di euro per il 2017, 114.998 milioni di euro per l’anno 2018. “Così come è fondamentale che queste cifre – ha aggiunto Bonaccini – trovino una puntuale indicazione nella prossima Legge di Bilancio”.
Entrando poi in alcuni aspetti tecnici, il coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, Antonio Saitta, ha richiamato l’attenzione sulla complessità del provvedimento: “ci sono diverse innovazioni e occorrerà modulare in modo graduale l’entrata in vigore e soprattutto l’erogazione delle nuove prestazioni” ha spiegato l’assessore. In molti casi sarà necessaria una verifica preventiva della prevista commissione. Siamo di fronte ad un cambiamento strutturale importante – ha spiegato Saitta – e occorrerà lavorare affinché i servizi sanitari regionali possano organizzarsi. Il percorso è tracciato, ma occorre garantire che l’erogazione dei nuovi Lea avvenga in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Ma su questi aspetti lavorerà da subito, nei modi e nei tempi previsti, la ‘Commissione Nazionale per l’aggiornamento dei LEA e la promozione dell’appropriatezza del SSN’. Anche perché fra le prime operazioni da fare – ha concluso Saitta – c’è quella del delisting, ovvero l’individuazione di tutte le prestazioni obsolete”.
Ora i nuovi Lea dovranno passare per le commissioni parlamentari e poi di nuovo dal Governo per il via libera definitivo e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Tensione sul taglio fondi. Il rischio è che l’aumento sia dimezzato
di Roberto Turno. I governatori tengono alta la guardia, i sindacati sono in fibrillazione, le imprese e tutti i produttori e fornitori di beni e di servizi ad asl e ospedali stanno col fiato sospeso, partiti e Parlamento vigilano e fanno un pressing e un tifo finora solo apparentemente silenzioso. Perché 2 miliardi o solo 1 miliardo in più (se va bene) per la sanità pubblica nel 2017, fanno una grossa differenza. Di possibili investimenti o di calma piatta, di rapporto spesa/pil stabile o addirittura in diminuzione, con tutte le conseguenze del caso. È così ancora una volta la questione della dotazione del Fondo sanitario nazionale, il rebus di base, quello che si trascina dietro qualsiasi ipotesi di soluzione alle tante (troppe) partite aperte sul Servizio sanitario nazionale che caratterizzeranno l’autunno. A cominciare dunque dalla partita delle partite, la legge di Bilancio 2017.
La “madre di tutte le leggi”, la ex Finanziaria ed ex Stabilità, sarà ancora una volta, e inevitabilmente, la madre delle scelte che saranno prese in materia sanitaria. Almeno 20 partite aperte, tutte di peso, squadernate sui tavoli del Governo. Il labirinto dei medici e di tutto il personale dipendente e convenzionato tra contratti e precari, i farmaci in cerca di nuova governance (e di ripiani col payback per le industrie), gli investimenti che latitano ma che servono come il pane come ha dimostrato il terremoto del 24 agosto, la spending review che avanza ma mai abbastanza, gli ospedali al bivio per tenere in nero i conti, il dramma delle cronicità e della non autosufficienza. Tutte partite che ne sommano dentro delle altre ancora, come una matrioska. Per non dire delle tre leggi attese con trepidazione da tanti: il rischio clinico per i medici, gli Ordini e gli albi nuovi di zecca, le farmacie che saranno acquisite dalle società di capitali (il 20% al massimo per regione per ogni catena che decida di farlo) col Ddl concorrenza. Abbastanza per mettere in fibrillazione le categorie.
E infatti. Ecco così gli occhi puntati sulla consistenza dei fondi per l’anno prossimo. Il Def per il 2017 dice 113 mld, 2 in più di quest’anno. L’asticella che la ministra Beatrice Lorenzin da tempo ripete essere necessaria e per la quale si sta battendo. Fatto sta che l’Economia frena, stretta tra tante promesse, una crescita che non c’è e un pil che indurrà a rivedere le previsioni del Def. Non a caso tra le Regioni, forse avvertite del pericolo concreto, comincia a circolare un’altra verità: l’aumento dei fondi, se ci sarà, potrebbe essere solo di 1 miliardo. Un miliardo in meno del previsto, con tutte quelle grane sul tavolo da risolvere. Col rischio di ripetere il balletto di un anno fa: sarà 1 mld in meno o 1 in più?
Intanto – e non a caso – proprio ieri dalla commissione Salute delle regioni è partita una richiesta ai governatori: è «necessario» che nell’intesa alle porte sui Lea (Livelli essenziali) – che oggi i governatori sono chiamati a sdoganare in Conferenza Stato-regioni – «vengano richiamate le risorse quantificate in 113,063 mld per il 2017 e in 114,998 mld per il 2018 e confermate dalla prossima legge di Bilancio per il 2017». Appunto.
Una richiesta perentoria che saranno i governatori a girare stamane al Governo. Come dire: «no 2 mld in più, no Lea». Per il Governo non sarà facile dare una risposta immediata. E sugli stessi Lea- che arriveranno al traguardo e saranno applicati con abbondante ritardo, anche perché devono andare al parere del Parlamento – i governatori sono pronti a frenare. La richiesta sarà di «una graduale applicazione» per le nuove prestazioni, a partire dall’adroterapia, e un contemporaneo delisting delle «prestazioni obsolete», con una valutazione entro i primi mesi del 2017 degli effetti del provvedimento in tutta Italia.
Mentre l’Economia tira il freno e mette in chiaro: serve nel provvedimento una clausola finanziaria per gli aggiornamenti dei tariffari per la governance farmaceutica, la specialistica ambulatoriale e la protesica. Forse per l’Economia i 2 mld in più per il 2017 non sono esattamente scontati.
I nuovi Lea al varo delle Regioni. Saitta: «Check serrato su costi e applicazione uniforme sul territorio»
di Barbara Gobbi. Garantire – finalmente – un’applicazione diffusa e omogenea su tutto il territorio nazionale e attivare subito il Tavolo di monitoraggio tra ministero della Salute, Mef e Regioni per un controllo serrato sia dei costi sia dell’effettiva applicazione delle tante novità in campo. Queste le priorità indicate dalla commissione Salute delle Regioni, che in sede tecnica ha preparato il terreno in vista del varo, oggi, dei nuovi Livelli essenziali di assistenza.
Ad annunciare la data di mercoledì 7 settembre era stata a fine luglio la ministra Lorenzin in persona: i Lea incasseranno il via libera definitivo – aveva spiegato – in una seduta straordinaria della Conferenza delle Regioni. La conferma è arrivata dal “padrone di casa”, il presidente dei governatori Stefano Bonaccini: «Dedicheremo una seduta monotematica a questo tema, penso che entreremo nel dettaglio di tutte le novità apportate». L’approvazione dei Lea, ha spiegato poi Bonaccini, «è un segnale importante, il risultato era atteso da tanti anni, utile per la loro ridefinizione e per le centinaia di milioni di euro che potranno essere spesi …». Ma ancora alla vigilia dell’approvazione, è proprio il budget la prima incognita sul tavolo. Tra le Regioni, ma anche tra Mef e Salute, si confermano punti di vista divergenti: quesi 771,8 milioni l’anno stimati dallo schema di Dpcm inviato dal ministero, a opinione di alcuni sono una coperta davvero troppo corta per garantire l’erogazione di tutti i presidi, le prestazioni e i servizi elencati nei nuovi Lea. A partire dal Nomenclatore protesi e ausili, rivoluzionato dall’inserimento di ausili hi-tech e dall’esclusione di contenuti ormai obsoleti o non più appropriati. Il Tavolo di monitoraggio dovrà quindi verificare che effettivamente i soldi stanziati bastino. «Ipotizziamo un monitoraggio stretto – anche trimestrale – di questi nuovi Livelli di assistenza e delle spese che comportano», spiega quindi il coordinatore degli assessori alla Sanità Antonio Saitta». Che conferma: «Con i nuovi Lea si apre una nuova fase della Sanità italiana».
Ma i nuovi lea non sono appesi nel vuoto: per capire se e quanto saranno sostenibili occorrerà guardare anche alla partita della legge di Bilancio (la vecchia legge di Stabilità), con il suo balletto tra 1 e 2 miliardi in più per il 2017. Intanto i nuovi Lea, a 15 anni dall’entrata in vigore dei precedenti, bussano alla porta. Il via libera delle Regioni è un passaggio fondamentale. Poi serviranno i pareri delle commissioni parlamentari competenti e la firma del presidente del Consiglio. A metà 2017, forse, gli italiani avranno i loro nuovi Livelli essenziali di assistenza.
Quotidiano sanità e Il Sole 24 Ore – 7 settembre 2016