Un ampio capitolo di interventi di semplificazione degli adempimenti in materia fiscale e tributaria, un pacchetto di misure finalizzato al superamento dell’attuale “assetto statico” della dirigenza pubblica, la riduzione di alcune funzioni pubbliche da realizzare nell’ambito del nuovo ciclo di spending review.
Dovrebbe correre su questi binari la “riforma della Pa” annunciata ieri dal premier incaricato, Matteo Renzi, con delivery nel mese di aprile. Con in più due addendi di non poco conto. Il primo: definire quale sarà la struttura principale della Presidenza del Consiglio che farà da “cabina di regìa” per questa nuova serie di provvedimenti. Due: gestire con il massimo di continuità l’attuazione delle misure adottate l’anno scorso (o addirittura con il Governo Monti) e per le quali mancano ancora diversi regolamenti.
Sul primo punto per ora si tratta di registrare solo le voci di corridoio, che parlano di una possibile soppressione dell’attuale ministero della Pubblica amministrazione e delle semplificazioni per dare la gestione del pubblico impiego a un sottosegretario presso la presidenza del Consiglio, mentre l’Ufficio per la Semplificazione (ove è attiva la task force di misurazione degli oneri amministrativi) potrebbe diventare la vera e propria “cabina di regìa”, con la cancellazione di altre strutture disperse in diversi dipartimenti. Nel caso, l’attività di questa struttura potrebbe essere intestata al sottosegretario alla Presidenza (si dice sarà Graziano Delrio) oppure a un coordinamento stretto tra Presidenza del Consiglio, Economia, Sviluppo economico. Si vedrà. La speranza è che il “rottamatore” riesca dove altri hanno fallito.
Sul fronte dell’attuazione delle misure già in vigore, sono in rampa di lancio i modelli unici in materia di Scia e permessi di costruire e di Autorizzazione unica ambientale (che ha mandato in soffitta ben sette moduli diversi). Da attuare velocemente ci sono poi le norme di semplificazione sulle procedure formali in materia di sicurezza sul lavoro e la messa online (sito Inps) del Documento unico di regolarità contributiva. Le ultime bozze di jobs act circolate indicano poi interventi sulla dirigenza pubblica, giudicata troppo statica e priva di strumenti solidi di valutazione dei risultati. Si proporrebbe un potenziamento della Scuola superiore della pubblica amministrazione
Il Sole 24 Ore – 18 febbraio 2014