Intoppo su intoppo, potrebbe aggiungersene anche un altro per il Padiglione Italia. La procura di Milano, secondo indiscrezioni, avrebbe aperto un fascicolo, per ora contro ignoti, per valutare con più attenzione l’assegnazione del servizio di ristorazione all’interno dell’area dedicata al nostro paese. Nel mirino lo svolgimento delle gare. Ad occuparsene è il pool di inquirenti che indaga sulle vicende giudiziarie legate all’evento universale, guidato dal procuratore capo Edmondo Bruti Liberati.
Tutto nascerebbe, a quanto risulta al momento, da un ricorso al Tar fatto dall’imprenditore del settore Piero Sassone, che ha partecipato a una gara ma non ha vinto (lamentando già in un’intervista al Fatto quotidiano l’esclusione ritenuta ingiusta: «A noi, che lavoriamo da 23 anni con esperienza internazionale, che abbiamo partecipato anche alle Olimpiadi invernali di Sochi, la commissione ha attribuito per il curriculum solo 21 punti…», aveva dichiarato un mese fa). Il sospetto è che potrebbe essere stato ingiustamente svantaggiato rispetto ad altri. Anche l’Anac di Raffaele Cantone se ne sta occupando. Sarebbe stato proprio Cantone a segnalare la questione alla procura di Milano. Da qui il fascicolo contro ignoti, secondo quanto risulta al momento.
Il Padiglione Italia sta vivendo un momento delicato. Ai ritardi si sono aggiunti anche il faro dell’Anac sulle procedure di gara (mancate) relative all’Albero della vita, l’indagine a carico del direttore dei lavori Antonio Acerbo (indagato da 15 giorni per corruzione e turbativa d’asta) e infine questi dubbi sui bandi. E intanto è una corsa contro il tempo per la realizzazione dello stesso Albero della vita – la scultura simbolo dell’area italiana, per cui deve essere ancora aperto un bando relativamente alla parte illuminotecnica – e del cardo, la strada che passa in mezzo al sito espositivo e che conduce al Palazzo Italia, la cui responsabilità spetta allo stesso Padiglione Italia.
Il Sole 24 Ore – 3 ottobre 2014