Il giorno dopo l’approvazione delle nuove norme sul finanziamento pubblico ai partiti si rilevano alcune discrepanze. Lo segnala il mondo non profit italiano, che contesta la diversità di trattamento fiscale nel meccanismo della donazione volontaria come sistema di finanziamento delle organizzazioni
Il giorno dopo l’approvazione delle nuove norme sul finanziamento pubblico ai partiti, c’è chi intravede già tra queste le prime discrepanze. A notarle è il mondo del non profit italiano, che contesta la disparità di trattamento fiscale nel meccanismo della donazione volontaria come sistema di finanziamento delle organizzazioni. Infatti, le norme introdotte rendono di fatto le detrazioni fiscali più vantaggiose se la donazione viene rivolta verso un partito politico, piuttosto che ad associazioni, fondazioni e onlus. Una disparità che rischia di creare trattamenti di favore.
Detrazioni 15 volte maggiori per i partiti. La riforma generale, che prevede una graduale cancellazione del sistema attuale basato sui rimborsi elettorali a favore di un finanziamento diretto e automatico da parte dei cittadini, prevede di sostenere la politica attraverso singole e volontarie donazioni in denaro – le cosiddette “erogazioni liberali” – oppure attraverso il “due per mille”. Ma è proprio sulle donazioni libere che la disparità di trattamento appare più evidente: a partire dal 2014 si potrà detrarre dalle imposte sul reddito una quota pari al 26% delle donazioni in denaro versate ai partiti, per importi compresi fra 30 e 30mila euro all’anno.
Più si sale più c’è disparità. Stessa “quota” la potrà scalare chi versa la sua donazione a una onlus, con la differenza però che quel 26% di detrazione verrà calcolato su un tetto molto più basso, ovvero su un massimo di 2065,85 euro. Perciò fino a 2mila euro il trattamento fiscale è uguale ma più si sale è più c’è disparità. In questo modo, se fossero donati 30mila euro a un partito, la detrazione arriverebbe a 7800 euro. Donando gli stessi 30mila euro a una onlus la detrazione si ferma a 537,12 euro. All’incirca 15 volte di meno.
La protesta delle associazioniì. “Dare soldi ai partiti sarà più conveniente che donarli alla difesa dell’ambiente, alla protezione dei minori o alla ricerca sulle malattie rare” spiega Andrea Pinchera, Direttore Comunicazione e Fundrising di Greenpeace, associazione ambientalista sostenuta da 64mila singoli donatori. “I nostri legislatori hanno deciso di creare un sistema di donazioni di serie A e di serie B, e naturalmente hanno immediatamente scelto per sé stessi – i partiti – la serie A, retrocedendo nella serie minore tutto il mondo del non profit. Si tratta di una penalizzazione non accettabile, alla quale bisogna subito porre rimedio, alzando le detrazioni anche per il non profit e stabilizzando con una legge lo strumento del 5×1000”.
Alcune organizzazioni con più vantaggi di altre. “Diciamo che il provvedimento desta molte perplessità” aggiunge Niccolò Contucci, Direttore Generale dell’Airc (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro). “Ritengo però che il prossimo Governo abbia in mano uno strumento che possa ripristinare una sostanziale equità di trattamento tra tutte le organizzazioni non profit, considerando che i partiti sono anche loro organizzazioni non profit. Tale strumento è la delega fiscale”. La delega è un disegno di legge con il quale il Governo verrà incaricato di riscrivere alcuni tratti fondamentali del sistema tributario. “Non pensiamo sia sbagliata la modalità di contribuzione – conclude Contucci – ma ci pare irragionevole che alcune organizzazioni abbiano più vantaggi di altre”.
Repubblica 22 febbraio 2014