Nuovo, scontato, record del debito pubblico. A giugno, secondo i dati della Banca d’Italia, il debito ha raggiunto il livello di 2.281 miliardi di euro, mai raggiunto prima. La crescita del debito in valore assoluto conta solo fino a un certo punto: quello che rileva veramente è il suo rapporto con il Prodotto interno lordo ma questo dato, a differenza del valore assoluto aggiornato mensilmente, viene calcolato solo ogni tre mesi.
Il rapporto che vale per i parametri Ue è quello finale dell’anno, e se l’inversione della tendenza all’aumento ipotizzata per quest’anno dal governo è possibile, la strada resta difficile. Da giugno del 2016 al giugno scorso, in ogni caso, il debito pubblico è aumentato dell’1,3%, più o meno lo stesso aumento fatto registrare dal Prodotto interno lordo.
A incidere sul dato di giugno e del semestre è stata anche la sfasatura delle entrate fiscali rispetto all’anno scorso. Le entrate tributarie complessive, sempre secondo i dati diffusi ieri da Via Nazionale, sono diminuite nel primo semestre di quest’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, del 5,8%, principalmente proprio a causa dello slittamento delle scadenze per il pagamento di alcune imposte. Ciò ha determinato un maggior fabbisogno e un aumento del debito nel primo semestre, che dovrebbe essere compensato dai maggiori incassi fiscali nella seconda parte dell’anno.
È difficile, anche se non è del tutto escluso, che da qui a dicembre possano vedere la luce nuove privatizzazioni o cessioni di asset pubblici, i cui incassi si possono utilizzare per abbattere il debito. Le condizioni dei mercati non sono delle migliori, e la riduzione del rapporto debito/Pil, secondo i tecnici, sarebbe ancora alla portata attraverso semplici operazioni contabili, che rappresentano un classico di ogni fine anno .
Mario Sensini – Il Corriere della Sera – 19 agosto 2017