C’è chi pensa a sterilizzarle, con un’iniezione, o con cibo «anticoncenzionale» ; chi vorrebbe abbatterle, adesso che le legge non le ritiene più specie protetta; e chi vorrebbe cacciarle dalla Marca, rendendo loro impossibile la vita lungo fiumi canali e fossati.
Il guaio è che ogni soluzione presenta pro e contro, e poi c’è il piano dei costi /benefici … Intanto, loro, proliferano. Sono le nutrie, arrivate a 100 mila esemplari nella Marca, secondo le stime. Per la rabbia degli agricoltori e di chi vive lungo i fiumi , che vede argini distrutti e buche ovunque; e per lo sconcerto e la sorpresa (mettiamola così) di chi vive anche in città e in periferia, perché ormai le nutrie la fanno da padrone lungo i fossati delle mura, i parchi delle ville (a villa Manfrin, ad esempio, continuano gli avvistamenti, e i nostri lettori segnalano e immortalano gli esemplari che sguazzano attorno al laghetto dove passano le giornate bambini e famiglie). Come risolvere il problema nutrie, che sta diventando quasi un’emergenza in alcune zone della Marca? Un summit, ieri a Ca’ Sugana, fra Comune e Provincia ha fatto il punto della situazione. E in realtà, ha preso in esame le diverse opzioni, decidendo di approfondire da un lato i possibili interventi sanitari o chimici, dall’altro gli effetti di un’apertura all’abbattimento, dall’altro le direttive della Regione. Quest’ultimo aspetto sarà curato dall’assessore provinciale Mirco Lorenzon, che non esclude a priori la linea dura dell’abbattimento («certo la nuova legge va in tal senso»). Ma c’è chi ricorda come la caccia lascia in vita gli esemplari più forti, e dunque liberi di proliferare con nuove nutrie ancor più selezionate, per non parlare del fatto che i roditori, sotto lo stress da caccia, si riproducono più velocemente. Ca’ Sugana, con l’assessore Roberto Grigoletto e il consulente Luigi Calesso, è per linee più soft: o la sterilizzazione (cattura da affidare in convenzione ai volontari delle associazioni animaliste, consegna a Usl per l’intervento, quindi remissione in libertà delle nutrie) o la fornitura agli animali di cibo corretto con ingredienti che blocchino la riproduzione. Ma qui pende lo spettro dei costi, che potrebbero diventare astronomici e insostenibili (c’ è chi parla di oltre 100 euro a esemplare). Un anno fa, peraltro, il famoso imprenditore Massimo Donadon, titolare delle Meyer Braun Deustchland, specialista nel liberare le metropoli dai ratti, si era detto disponibile a indicare una soluzione alimentare all’amministrazione, ma in quel caso parlava di avvelenare le nutrie per abbatterle, esattamente come per i topi. Soluzione che aveva subito fatto insorgere gli animalisti. In Comune si sta vagliando anche un’ulteriore ipotesi, suggerita dal dirigente Paolo Pierobon: l’installazione di reti nella zone più ghiotte per le nutrie, che rendano queste aree off-limits agli (sgraditi) roditori. E dunque una mossa per impedire anche l’insediamento e la proliferazione.
La Tribuna di Treviso – 10 settembre 2014