di Filippo Tosatto. Il verdetto sul destino delle nutrie arriverà martedì 17 e sarà senza appello. Falliti i tentativi di contenimento della specie invasiva, rapidamente proliferata a qualche milione di esemplari nel Veneto, il Consiglio regionale ne autorizzerà lo sterminio sistematico, senza limiti di tempo né di spazio.
La legge che mira «all’eradicazione del myocastor coypus» (si chiama così) è già stata messa a punto e dispone di un’ampia maggioranza in aula e soltanto il protrarsi della discussione serale, martedì 10, su alcuni emendamenti ha determinato lo slittamento del voto finale. Sotto accusa, naturalmente, i danni provocati dai roditori alle colture agricole e soprattutto il rischio idraulico causato dalla loro attitudine a scavare lunghe gallerie e tane sotterranee nei pressi degli argini fluviali, aggrediti e letteralmente erosi perché le nutrie, erbivore, si cibano delle piante e dei biotipi che accompagnano l’idrografia superficiale.
Picchi di rischio vengono segnalati nel Padovano, nel Veneziano e in Polesine dai tecnici dei Consorzi di bonifica, i cui rapporti allarmati (abbinati alla protesta degli agricoltori) hanno ha convinto i consiglieri ad agire in modo radicale.
Ma chi provvederà all’eliminazione di massa e quali strumenti potrà utilizzare? Il testo legislativo prevede l’impiego di armi da fuoco – da parte di persone dotate di porto d’armi, non esclusivamente cacciatori – di trappole e di sostanze chimiche quali esche avvelenate e contraccettivi. In un primo tempo erano state ammesse anche “armi da lancio” – archi, balestre, fionde, giavellotto – poi stralciate perché giudicate non sufficientemente efficaci. I “gruppi di fuoco” comprenderanno anzitutto la polizia provinciale e i guardacaccia, e chi vorrà affiancarli nell’operazione – dai cacciatori ai coltivatori, ai “volontari” in vena di tiro al bersaglio – dovrà superare un corso d’addestramento organizzato dalle Province (dalla Città metropolitana nel caso di Venezia) che stileranno i piani di abbattimento annuale, coordineranno gli interventi sul territorio di competenza e rilasceranno i patentini nominali. Le nutrie potranno essere braccate in ogni periodo dell’anno, sia di giorno che di notte, anche nelle oasi protette perché la loro eliminazione non è equiparata ad attività venatoria. Non è tutto: la legge, finanziata con 500 mila euro per il secondo semestre dell’anno, prevede rimborsi-spesa e perfino incentivi a chi porterà le carcasse animali nei centri di raccolta per lo smaltimento finale.
In aula, l’urgenza del provvedimento è stata illustrata dal relatore leghista Gianpiero Possamai: «I precedenti tentativi di limitare la diffusione delle nutrie hanno avuto scarso successo perché l’azione dei Comuni è stata discontinua nonché ostacolata da frequenti ricorsi amministrativi. Perciò la legislazione nazionale le ha assimilate alle “specie infestanti” quali topi e talpe, riconoscendo una situazione di seria allerta idrogeologica».
Riserva, non di poco conto, espressa da Patrizia Bartelle del M5S; poliziotta in aspettativa, la rodigina ha concordato sulla gravità dei danni causati agli argini fluviali e sull’opportunità di agire in modo drastico ma ha messo in guardia contro lo «sparo libero» da parte di persone «non adeguatamente addestrate all’uso delle armi», invitando a restringere la cerchia degli addetti all’eliminazione. Bartelle aveva esortato anche l’aula a soprassedere all’approvazione in attesa delle norme nazionali di indirizzo in materia che sono in dirittura d’arrivo. La discussione riprenderà martedì. (tratto dal Mattino di Padova)
Nel dibattito di ieri da segnalare l’intervento del relatore di minoranza Cristina Guarda (Lista Moretti) che ha sottolineato i rischi che potrebbero crearsi per la sicurezza dei cittadini, a fronte di un provedimento che autorizza a sparare di giorno e di notte e persino nei centri abitati. Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere del Pd Andrea Zanoni che ha evidenziato l’impegno di spesa imponente (fino a un milione di euro) sproporzionato alle finalità del Pdl in esame. Simone Scarabel (M5Stelle) nel suo lungo intervento ha voluto sottolineare la pericolosità delle nutrie per la biodiversità. Intervento a sé stante quello di Sergio Berlato (che è presidente della terza commissione che ha modificato a licenziato il testo in esame ieri) che ha parlato della pericolosità degli animalisti, con ampie citazioni da facebook.
11 maggio 2016