È un compromesso al ribasso: una scelta che non aiuta gli ospedali. La fascia più pericolosa è tra 30 e 40 anni
Gigi Di Fiore, Il Mattino. Docente di Igiene e Medicina preventiva all’Università di Pisa, già responsabile a Stoccolma del programma per le malattie prevenibili da vaccino, il professore Pier Luigi Lopalco è stato fino a due mesi fa assessore alla Sanità della Regione Puglia e in passato componente della commissione ministeriale per il piano nazionale vaccinazioni tra il 2005 e il 2008.
Professore Lopalco, il tema principale discusso dal Consiglio dei ministri è stato la possibilità di rendere obbligatoria la vaccinazione contro il Covid. Qual è il suo pensiero?
“Arrivati alla quarta ondata della pandemia, discutere sull’obbligo vaccinale significa ragionare sulla possibilità concreta di uscire dal tunnel dei contagi. Era inevitabile che si arrivasse a discutere su questo, visto il rinnovato aumento dei contagi”.
Cosa pensa della scelta, tutta politica, di limitare l’obbligo vaccinale a una particolare fascia d’età?
“Mi sembra poco condivisibile rendere obbligatoria la vaccinazione riducendola a una sola fascia d’età, peraltro proprio quella che più di altre ha una maggiore copertura vaccinale rispetto alle altre”.
È convinto che l’obbligo dovrebbe essere rivisto, estendendolo ad altre fasce d’età?
“Sicuramente, considerando che proprio la fascia d’età compresa tra i 30-40 anni è quella più attiva nei rapporti sociali ed è la più presente nel mondo del lavoro. Se si prendono in esame gli over cinquantenni, si deve tener presente che tra loro la copertura vaccinale è elevata e che in media tra la loro vita sociale è inferiore a quella di altre età più giovani”.
Condivide le misure legate all’obbligo del super green pass per l’accesso al lavoro oltre che per altre attività?
“Mi sembrano misure di richiamo all’attenzione, che però appesantiscono la macchina burocratica nella loro applicazione. Sullo sfondo, c’è l’alternativa all’obbligo vaccinale che si ora si è limitato a una singola fascia d’età”.
Perché crede si sia scelta la strada della limitazione della vaccinazione a una fascia d’età?
“La strada del green pass rafforzato sottintende un messaggio chiaro, che è l’invito a vaccinarsi introducendo restrizioni nelle attività lavorative e nei movimenti. Il passaggio ulteriore, successivo a quello del super green pass, è l’obbligo vaccinale, seppure per una fascia d’età. Mi sembra un compromesso, che non può che trovare spiegazione nella dialettica politica governativa”.
Siamo di nuovo in una fase di emergenza critica, legata ai contagi in aumento?
“Sono dell’idea che la rapidità di contagi e positivi in tutta l’Italia non deve farci entrare nel panico. Stavolta abbiamo una percentuale altissima di vaccinati che, in maggioranza, senza la verifica fatta con il tampone, non si sarebbero mai accorti di essere stati contagiati. Per loro i sintomi sono lievi, a volte solo un po’ di raffreddore. Se non avessero scoperto di essere positivi, se ne sarebbero stati tranquilli senza correre molti rischi”.
Perché, allora, sono scattati gli allarmi e il governo ha preso le nuove decisioni?
“Perché dobbiamo evitare il più possibile l’incremento dei ricoveri in ospedale. I vaccinati sono più protetti e non rischiano l’ospedalizzazione e l’aggravarsi della malattia. Se poi si contagiano, diventano addirittura più coperti da rischi. Insomma, chi è vaccinato non deve preoccuparsi per il contagio, a differenza di un no vax che rischia forme di malattia più gravi”.
Meglio l’obbligo di vaccino per tutti, dunque?
“Sì, la limitazione per fascia d’età mi sembra un compromesso al ribasso”.
Perché, a suo parere, c’è ancora chi si ostina a non vaccinarsi?
“Ci sono forme di arroccamento anche ideologico, per partito preso. La paura passa, c’è chi invece non si vaccina per posizione politico-ideologica, magari per protesta contro il governo Draghi. Una scelta che non aiuta chi lavora negli ospedali, che sono di nuovo alle prese con l’aumento dei ricoveri”.
Finirà mai la pandemia?
“Avremo forse un’altra ondata in futuro, simile all’attuale. Se l’affronteremo con ancora più vaccinati, non dovrà spaventarci. Poi la pandemia si risolverà da sola, quando il virus diventerà endemico. Tra non molto, da pandemia arriveremo a una condizione di endemia. Nel frattempo, però, dobbiamo fare attenzione ai rischi di sovraccarico degli ospedali che è forte, se non si arriverà a una quasi totalità di vaccinati in tutta l’Italia”.