
Ocse: bene fisco e Pa, frenare sulle pensioni. L’Economic Survey chiede un ritorno alla Fornero. Franco: «Equilibrio in manovra». Organici da ricostruire negli enti pubblici e meno tasse sul lavoro
Il Sole 24 Ore. L’Ocse promuove i principi cardine della riforma Brunetta che punta a rinnovare una Pa invecchiata e «priva delle competenze necessarie», e appoggia gli obiettivi dichiarati di quella del Fisco, che dovrà prima di tutto impegnarsi per ridurre il peso delle tasse sul lavoro (e qui riappare il suggerimento di chiedere di più a mattone e successioni). Ma alla vigilia di una manovra chiamata a gestire il dopo Quota 100 torna a chiedere nei fatti un ritorno pieno alle regole Fornero. Sulla previdenza «esistono preoccupazioni di breve e medio termine – riconosce il ministro dell’Economia Daniele Franco nella conferenza stampa di presentazione della nuova Economic Survey sull’Italia dell’Organizzazione dei Paesi sviluppati – ma il governo troverà il giusto equilibrio».
Non è al titolare dei conti italiani, del resto, che le analisi Ocse rischiano di risultare indigeste. Il linguaggio di Mathias Cormann, il segretario generale dell’Organizzazione che ha presentato il rapporto, è lo stesso del ministro, che infatti riconosce a «molte delle raccomandazioni» arrivate da Parigi di «condividere lo spirito» con cui il governo ha costruito il Pnrr. L’analisi coincide sulla crescita, alta ma insufficiente da sola per superare i problemi italiani; e sugli strumenti per rafforzarla. Sul primo punto, l’Ocse calcola per il Pil italiano un +5,9% quest’anno e un +4,1% il prossimo: rimbalzo vigoroso, che però dopo il -8,9% del 2020 porterebbe l’Italia a recuperare i livelli di produzione pre-Covid solo nel primo semestre 2022, più tardi di altre grandi economie. I calcoli in corso a Via XX Settembre sono «in linea» con quelli Ocse, spiega Franco, che torna a ricordare il +5,8% calcolato dall’Upb prima però dei nuovi dati Istat che indicano un rafforzamento della crescita. Analoga è anche la lettura sulla sfida vitale per l’Italia, quella di evitare il ritorno alla lunga stagnazione pre-Covid lavorando su produttività, riduzione fiscale sul lavoro e aumento del tasso di occupazione soprattutto femminile e al Sud, come spiegato dal ministro dell’Economia domenica al Forum Ambrosetti e ribadito ieri.
Ma sono le pensioni il tema più spinoso nel nuovo Rapporto. In base ai parametri Ocse la spesa previdenziale italiana del 2019 era poco sotto il 14% del Pil (la Ragioneria generale, complici criteri diversi e soprattutto la crisi pandemica calcola nel 2020 un 17,1%), mentre la media dei Paesi Ocse si ferma all’8,5%. Contrario lo scenario della spesa per istruzione e formazione, dove il 4% del Pil italiano si confronta con un 5,5% Ocse. Su questa base, il rapporto chiede di lasciar tramontare a fine anno sia Quota 100 sia Opzione donna, e di ripristinare subito l’aggancio automatico dei requisiti previdenziali alla speranza di vita che le regole sull’anzianità decise dal governo Conte-1 hanno bloccato fino al 2026. Ricetta giudicata essenziale per rispettare l’impegno del governo a «ripristinare i livelli di debito pre-Covid»; ma complicata per un’ampia fetta della maggioranza, e non solo per M5S e Lega che tre anni fa hanno animato il governo giallo-verde.
È invece bifronte il giudizio sul reddito di cittadinanza, l’altro tema che occupa in questi giorni il botta e risposta fra i partiti. Per l’Ocse «ha contribuito a ridurre il livello di povertà», come rivendicano i suoi tifosi; ma «il numero di beneficiari che hanno poi trovato impiego è scarso», come lamentano i detrattori.