Italia al 65°posto per gli investimenti. 48 euro al giorno solo per le pratiche. Ecco la peste del sistema economico. La conoscono tutti gli imprenditori che ogni giorno sono costretti a compilare moduli, mettersi in fila nei vari uffici (che tra loro ancora non riescono a comunicare) o a pagare laute consulenze ai professionisti contabili per sbrogliare gli inevitabili intrecci legislativi tra norme che si contraddicono a vicenda.
Per affrontare il mostro della burocrazia si paga un costo elevato. A provare a calcolarlo è stata la Cna che ha spiegato ieri che la spesa complessiva per i rapporti con la pubblica amministrazione, per 4,5 milioni di piccole imprese, è pari a un euro ogni 10 minuti, 6 euro all’ora, 48 euro ogni giorno lavorativo, 11mila euro all’anno. Una spesa che arriva alla sbalorditiva cifra di 5 miliardi di euro.
Il dossier è stato presentato ieri dall’associazione di rappresentanza degli artigiani in occasione dell’incontro sulla semplificazione tra il ministro per la Pubblica amministrazione Marianna Madia e il presidente della confederazione Daniele Vaccarino presso la sede di Cna.
ITALIA E MONDO
La Cna ha ricordato anche i risultati del rapporto «Doing Business 2015» che esamina la situazione in cui operano le imprese di 189 paesi, ad esempio a quali condizioni possono lanciare la loro attività, aver accesso all’elettricità e a crediti o ottenere permessi di importazione o esportazione. Ebbene il nostro Paese che nonostante la recessione e la delocalizzazione continua ad avere una forte attenzione per il manifatturiero risulta solo al 65° posto nella graduatoria dei paesi dove è più facile fare impresa. Una posizione dietro sia alle principali economie europee (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito) sia a Stati Uniti e Giappone.
TEMPI BIBLICI
Per la Cna, «Il freno allo sviluppo esercitato dalla burocrazia si fa sentire quando si considerano i tempi per ottenere le licenze edilizie (settore nel quale l’Italia si piazza al 116° posto) sia, soprattutto, quando si considera l’efficienza della Giurisprudenza: la lentezza dei procedimenti relega infatti il nostro Paese appena al 146° posto quando si considerano i tempi necessari per fare rispettare l’esecuzione dei contratti».
FISCO INGORDO
Anche sul versante della burocrazia attinente ai rapporti con il sistema fiscale, l’Italia presenta una situazione di forte affanno. Sul piano delle tasse e delle imposte, siamo al 141° posto, segno che nel mondo il nostro Paese viene considerato “inospitale” dal punto di vista delle regole fiscali. Da notare che nel nostro Paese il pagamento delle tasse sottrae 269 ore l’anno all’attività delle imprese. si tratta di un dato che, con la sola eccezione del Giappone (330 ore annue per pagare le tasse) ci pone in grave ritardo rispetto alle altre grandi economie mondiali dove il numero di ore necessarie per il pagamento delle tasse varia tra le 218 della Germania e le 110 del Regno Unito)».
IL GAP TECNOLOGICO
Nonostante la tecnologia e l’informatizzazione stiano semplificando il lavoro dell’uomo. L’unico settore nel quale questo non accade è il rapporto tra imprese e amministrazione. Un solo esempio, fra i tanti – si legge nel documento della Cna – è che, nell’era della Communication and Information Technology (lo certifica un recentissimo sondaggio della Cna condotto su 2.400 imprese) è paradossale che per le piccole imprese italiane una normale interazione on-line con la Pubblica Amministrazione resti ancora un obiettivo lontano. Il livello di informatizzazione della Pa è infatti giudicato del tutto inadeguato rispetto alle necessità delle imprese da circa il 53% di esse. L’inadeguatezza del livello di informatizzazione della Pa si evince soprattutto dalla (scarsa) capacità di interagire on-line con l’operatore pubblico: in media, solo una impresa su tre (meno del 30%) riesce a sbrigare più della metà delle pratiche per via telematica.
NORME COMPLESSE
Secondo il 75% delle imprese, la burocrazia è tra i principali fattori responsabili della decrescita economica dell’Italia degli ultimi sette anni. Gli adempimenti sono complessi, ripetitivi e costosi. In più, in barba ai principi contenuti nello Statuto delle Imprese, essi non sono pensati e realizzati su misura delle imprese più piccole: il 75,7% delle micro imprese (meno di dieci addetti) ritiene che la burocrazia sia tra i principali fattori di freno allo sviluppo della loro attività. Una percentuale che scende di otto punti, al 68%, nel caso delle imprese con più di dieci addetti. Per il 72% delle imprese la complessità degli adempimenti è il principale difetto della burocrazia. La difficile comprensibilità delle norme sottrae un tempo all’attività aziendale: per il 41,8% delle imprese, si arriva fino a tre giorni al mese (24 ore lavorative) ma nel 30,7% dei casi, vengono impiegate fino a 5 giornate al mese (40 ore lavorative).
LE NORME PIÙ ODIATE
Per molte imprese, il rispetto degli adempimenti diventa spesso un vero e proprio calvario. È il caso, in primis, del SISTRI, ritenuto molto problematico dal 61% delle imprese obbligate ad osservarlo. Un giudizio fortemente critico riguarda anche lo Spesometro e la Responsabilità Solidale negli Appalti estesa alle ritenute fiscali. Questi adempimenti sono ritenuti altamente problematici rispettivamente dal 45,4% e dal 47% delle imprese tenute ad assolverli. Le percentuali di imprese insoddisfatte sono ancora più alte nei settori di attività in cui l’obbligo ad adempiere risulta più pervasivo. È il caso dell’autotrasporto e delle autoriparazioni, per quel che concerne il SISTRI.
Filippo Caleri – Il Tempo – 11 novembre 2014