Carlo Cottarelli si è tappato le orecchie e giura «di non aver sentito malumori» tra i ministri tagliando invece corto su quelli espliciti manifestati dai governatori: «non è il momento di far polemiche» liquida la faccenda il commissario. Ma l’operazione spending review sta imboccando l’ultima curva prima del rettilineo finale che porterà al traguardo fissato per metà ottobre con la proposta della legge di Stabilità. E il rischio di uscire fuori strada è molto alto. Ne è consapevole Palazzo Chigi dove Matteo Renzi ha fissato, per il 2015, un obiettivo chiaro: 20 miliardi di risparmi e non un euro in meno. Soldi indispensabili per far quadrare i conti di finanza pubblica ed in particolare per stabilizzare gli 80 euro di bonus Irpef. Nel giro di un mese i tagli, ministero per ministero, dovranno essere cifrati con precisione chirurgica.
Ed il metodo con il quale si sta procedendo lo ha ribadito ieri Cottarelli. «E’ stato avviato un processo con i ministeri – ha ricordato mister forbici – ed è stato chiesto di fare proposte. Non è che ogni ministero deve tagliare dello stesso ammontare: si chiedono proposte perché i tagli non siano lineari». Quanto alla sanità il commissario ha spiegato: «Non faccio commenti su singoli settori». Ma, ha proseguito, «ogni ministero ha detto che farà il possibile». Parole alle quali ha fatto seguito l’avvertimento di Roberta Pinotti. «Non ci tiriamo indietro, ma tutti usino la stessa oculatezza perché non c’è un’amministrazione che deve pagare di più» ha detto il numero uno della Difesa. Ecco, il problema che mette in bilico l’impianto dell’intero dossier è proprio la potenziale divaricazione che c’è tra le attese di Renzi e i tagli realmente fattibili. E proprio la sanità promette di diventare la madre di tutti i problemi. Il comparto vale 112 miliardi di spesa. Il che vuoi dire, applicando brutalmente la regola del 3% evocata da Renzi, un sacrificio di circa 3 miliardi.
IL PIANO TRIENNALE
Al ministero della Salute hanno messo a punto un piano di razionalizzazioni, tagli ed efficientamenti destinato a realizzare 10 miliardi nell’arco del prossimo triennio. Tuttavia, con grande realismo, gli uomini che collaborano con il ministro Beatrice Lorenzin spiegano che nel 2015 il contributo del dicastero alla spending review non potrà superare la soglia di 1,5 miliardi. Valicare quel limite, viene spiegato senza tanti giri di parole, vuoi dire « inceppare la macchina della sanità italiana». Ad ogni modo gli interventi saranno robusti. In programma accorpamenti ospedalieri, il potenziamento delle assistenze domiciliari, una stretta sugli acquisti di beni e servizi e la diffusione del fascicolo sanitario digitale. Quanto al capitolo dei risparmi delle spese di funzionamento del ministero, venerdì scorso Lorenzin ha spedito un incartamento a Palazzo Chigi dove vengono indicati, voce per voce, i 35 milioni di risparmi (su un volume di 1,2 miliardi) che arriveranno dai tagli amministrativi che riguardano il dicastero. Lo stesso lavoro attende anche il ministero della Giustizia dove, alla voce spending review, si preparano a consegnare un menu il cui prezzo si aggira intorno a 240 milioni. Nel mirino del ministro Orlando finiranno i dirigenti (prevista una riduzione del numero) e i centri di spesa (che saranno ridotti). Ma Via Arenula punta molto anche sul potenziamento dei progetti informatici. Sullo sfondo, per il momento, il ruolo dei ministeri senza portafoglio che dipendono dalla presidenza del Consiglio. Il dicastero della Pubblica amministrazione, ad esempio, ha un budget di 42,3 milioni che non sembra correre rischi immediati.
Michele Di Branco – Il Messaggero – 16 settembre 2014