di Angelo Mambro. Basta quote latte, l’Ue deve puntare a irrobustire gli strumenti di gestione del rischio abbozzati nella riforma della Pac. È la raccomandazione dei sei esperti incaricati dalla Commissione Ue di delineare il futuro del settore del latte europeo una volta smantellato il sistema delle quote nel 2015. Si tratta di indiscrezioni, la relazione sarà il «pezzo forte» della grande conferenza «The EU dairy sector: developing beyond 2015» che si terrà a Bruxelles il 24 settembre. Le indicazioni del pool di studiosi sono però coerenti con l’approccio seguito dall’Esecutivo comunitario in questi anni. Via l’armamentario dei tetti alla produzione, dal latte allo zucchero, passando dai limiti al «potenziale produttivo», come i diritti di impianto dei vigneti.
Finita l’era del surplus, dei « laghi di vino» e delle «montagne di burro», di quote alla produzione agricola l’Ue non vuole più saperne. Anche se si tratta di sistemi provvisori. Come lo schema ideato dall’eurodeputato Michel Dantin, che nella posizione europarlamentare sulla riforma della Pac proponeva di stabilire un regime di quote con relative multe solo temporaneamente e in caso di crisi. Meglio rinforzare, emerge dalla relazione dei sei esperti, gli strumenti di mercato che ci sono, come intervento pubblico e stoccaggio privato. Per le categorie di produttori particolarmente vulnerabili, per esempio nelle aree montane, la raccomandazione invece è utilizzare al meglio i fondi dello sviluppo rurale.
Fonti della Commissione Ue, intanto, confermano che il risultato della conferenza servirà non a capire «cosa» fare ma «se» fare qualcosa per il settore dopo l’approvazione del «pacchetto latte», a fine 2011. Il Parlamento europeo ha già chiesto a più riprese che la Commissione presenti un’iniziativa legislativa, una sorta di pacchetto latte bis, per il dopo quo te. Finora però, nulla lascia presagire che la Commissione Barroso, in scadenza di mandato, rilanci su una questione tanto complessa, a neanche due anni dall’approvazione dell’ultimo regolamento. Anche se il commissario Ue all’agricoltura Dacian Ciolos potrebbe voler chiudere in bellezza e annunciare nuove misure proprio il 24 settembre. Se Bruxelles è attendista, la relazione degli esperti invita invece a dotare gli agricoltori di strumenti efficienti per la gestione del rischio insegnando loro a usarli bene. Perché oggi la congiuntura è favorevole, con una forte domanda mondiale soprattutto grazie ai «nuovi ricchi» delle economie emergenti, ma domani potrebbe cambiare. Nonostante qualche infortunio recente sul fronte della food safety (come in agosto quando la Cina bloccò provvisoriamente le importazioni per via della contamina zione di un batterio) il gigante neozelandese della produzione di latte Fonterra gode di una posizione di vantaggio, anche geografico, per la fornitura di burro, latte in polvere scremato e intero sul mercato cinese e del sud-est asiatico, in tumultuosa crescita. Chiuso lo sbocco per le commodities, è l’analisi che la Commissione sta valutando, la competitivita per le imprese europee si giocherà sempre di più sulla capacità di vendere prodotti ad alto valore aggiunto, formaggi Dop in primis.
ItaliaOggi – 19 settembre 2013