Corriere del Veneto. L’aveva annunciata, pur a mezze labbra, un po’ confermando ed un po’ depistando, e alla fine l’ordinanza è arrivata. Nulla di tremendo, beninteso, come aveva rassicurato Luca Zaia, non ci sarà alcuna «mazzata». Piuttosto il provvedimento firmato ieri dal presidente della Regione, e in vigore da oggi al 5 marzo, contiene alcune lievissime limitazioni agli orari ed alle modalità del servizio in bar e ristoranti tese a contenere gli assembramenti all’ora dell’aperitivo, quello più complicato da gestire, specie nei fine settimana.
E dunque dalle 15 alle 18 (non dalle 11 come nel vicino Friuli Venezia Giulia), «l’attività di somministrazione di alimenti e bevande sarà consentita esclusivamente con consumazione da seduti sia all’interno che all’esterno dei locali, su posti regolarmente collocati negli spazi disponibili da parte del singolo esercizio e in ogni caso nel rispetto dell’obbligo di distanziamento interpersonale di un metro e delle altre disposizioni delle Linee Guida approvate dalla Conferenza delle Regioni». Ne consegue che, ai fini dei controlli, «i servizi di ristorazione devono esporre all’ingresso un cartello indicando il numero massimo di persone ammesse nel locale».
Quindi, la raccomandazione su uno dei punti più dolenti, a detta degli stessi esercenti: «La mascherina va costantemente utilizzata a copertura di naso e bocca sia in piedi che seduti nonché negli spostamenti nel locale e nello spazio esterno, salvo che per il tempo necessario per la consumazione di cibo e bevande». Tante, troppe persone infatti hanno ancora l’abitudine di sedersi per un caffè e poi di conversare amabilmente senza mascherina, magari separate soltanto da un tavolino mignon.
E ancora l’ordinanza prevede il divieto di «consumazione di alimenti e bevande per asporto nelle vicinanze dell’esercizio di somministrazione» (porta ad esempio Zaia la gelateria in piazza dove si prende il cono, salvo poi fermarsi tutti lì intorno) e raccomanda «fortemente» la vendita con consegna di alimenti e bevande a domicilio. Insomma, l’invito è sempre quello di rimanere chiusi in casa il più possibile, senza che sia necessario proclamare un nuovo lockdown o finire in zona rossa.
Infine, il provvedimento ribadisce quanto in realtà è già previsto dall’ultimo Dpcm e cioè che «i sindaci dispongono la chiusura al pubblico di strade o piazze nei centri urbani, allorquando valutino sussistente il rischio di assembramento, per tutta la giornata o in determinate fasce orarie, fatta salva la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private». È l’ormai celeberrimo «comma anti-movida», contestato in passato da alcuni primi cittadini che lo consideravano un modo per «scaricare il barile» su di loro davanti a restrizioni sicuramente impopolari, ma che pure è stato poi adottato da diversi Comuni del Veneto ora nella versione più strong (chiusura totale), ora in quella più soft (limiti agli ingressi, percorsi di entrata e di uscita obbligati).
Per chi trasgredisce sono previste le solite multe da 400 a 3.000 euro ma molti continuano a nutrire perplessità sul fatto che ci si arrivi veramente, a fronte di controlli ritenuti del tutto insufficienti.
«Direi che si tratta di un’ordinanza “prudenziale” – commenta Zaia – che non comporta particolari stravolgimenti ma, se rispettata, ci consentirà di non far ripartire i contagi, mantenendo il trend in discesa che vediamo ormai da più di un mese. È un appello al buonsenso nato anche dalla condivisione con i sindaci con cui mi sono sentito in questi ultimi giorni. Abbiamo la necessità di contenere gli assembramenti senza colpire ulteriormente i nostri operatori economici, che hanno già dato tanto». Quanto alle ipotesi di ripresa dello sport «a scaglioni» (prima gli individuali, poi quelli di squadra e soltanto alla fine quelli «di contatto» la proposta del Comitato tecnico scientifico) Zaia è laconico: «Vedremo quale sarà la decisione finale degli scienziati, certo è difficile giustificare l’apertura delle piste da sci e non quella di una palestra, che potrebbe rispettare le stesse regole di un negozio».