Mentre l’Ungheria “precede” la Commissione, imponendo l’obbligo di origine per burro e latticini, il Parlamento europeo produce 90 emendamenti sulla proposta della Commissione circa l’indicazione dell’origine per la carne trasformata.
Indicazione del paese di origine o luogo di provenienza per diverse categorie alimentari: una presa di posizione dell’esecutivo UE era un atto dovuto entro il 13 dicembre 2014 (e dicembre 2013 per la carne usata come ingrediente): ma i tempi sono finiti per dilatarsi, su un argomento così dibattuto.
Tali referenziazioni geografiche, previste dal reg. (UE) 1169/2011 all’articolo 26- riguardavano -nelle intenzioni della Commissione- diversi prodotti, come il latte, il latte usato quale ingrediente di prodotti lattiero-caseari; gli alimenti non trasformati; i prodotti a base di un unico ingrediente; nonché gli ingredienti che rappresentano più del 50 % di un alimento (cosiddetto “ingrediente primario”). Sulla carne usata come ingrediente, dopo la relazione tecnica della Commissione Europea, che valutava i costi di adozione senza sbilanciarsi sulle scelte da fare- era stata proposta una relazione al Parlamento UE (e non quindi una proposta normativa vera e propria), con diversi dubbi su come procedere.
La Francia era intervenuta giocando di anticipo e introducendo una propria normativa nazionale. Mentre i deputati europei ed i consumatori avevano messo in dubbio -i mesi scorsi- gli alti costi che la Commissione UE avrebbe considerato per adeguarsi ad un sistema completo di designazione dell’origine: contestandoli per i valori reputati troppo alti (+15-20%).
In base infatti ad uno studio parallelo di una associazione dei consumatori francesi infatti, i costi sarebbero decisamente più contenuti, e pari a 0,015 euro per una confezione di lasagne. La maggior parte degli eurodeputati della COMENVI si sono detti favorevoli ad un’etichettatura chiara dell’origine della carne negli alimenti trasformati. Secondo alcuni eurodeputati sarebbe necessario provvedere ad una analisi di impatto più approfondita, visto che sono state avanzate diverse ipotesi, a seconda degli studi di riferimento. Ed in particolare, bisognerebbe far riferimento alle aziende che già etichettano l’origine sulla base di regimi volontari. Negli interventi è stato sottolineato infatti che il 90% dei consumatori vogliono queste informazioni.
Risoluzione del Parlamento UE
In base a informazioni filtrate, i deputati del Parlamento Europeo avrebbero proposto 91 emendamenti sulla proposta di risoluzione della Commissione. La proposta è supportata dalla maggior parte dei deputati dei vari schieramenti. Nonostante i vari pareri, la Commissione ha il diritto esclusivo di proporre una normativa al riguardo, mentre il Parlamento può soltanto fare pressioni. Una votazione sugli emendamenti è prevista presto entro il Comitato per l’Ambiente, la Salute Pubblica e la Sicurezza Alimentare.
Ungheria all’attacco
Intanto le autorità ungheresi hanno anticipato le mosse europee: burro e latticini dispongono ora di una normativa che prevede l’etichettatura dell’origine obbligatoria. Tale norma è stata notificata ai servizi della Commissione Europea, e prevede l’indicazione dell’origine solo nel caso che i prodotti non provengano dall’Ungheria. Se quindi l’esecutivo UE fatica a introdurre norme armonizzate, gli spazi nazionali però aumentano. Vi sono ora 3 mesi di tempo per effettuare rilievi sulla proposta ungherese da parte sia della Commissione che dagli altri Stati membri.
Sicurezza Alimentare Coldiretti – 15 gennaio 2015