La puntata di Report di domenica 19 ottobre, girata in parte in Veneto, e dedicata al Trattato transatlantico che gli Usa e l’Europa stanno negoziando, ha visto tra gli interpreti i veterinari pubblici. Roberto Poggiani, segretario regionale Sivemp, e Mario Facchetti, veterinari in servizio all’Ulss 20 di Verona, hanno spiegato come funziona il sistema dei controlli negli allevamenti e nei macelli, sottolineando i rischi che comporterebbe modificare, allo scopo di uniformarle, le regole sugli standard, sulla sicurezza alimentare e sull’etichettatura dei prodotti. L’approvazione del Ttip potrebbe cambiare le nostre vite, ha raccontato il giornalista Roberto Pozzan con la collaborazione di Giorgio Mottola. Insieme alle barriere tariffarie salterà anche una parte del sistema di tutele europee, leggi, controlli e standard minimi richiesti per la circolazione dei prodotti. Rivedi il servizio
Una misura che potrebbe avere ripercussioni enormi innanzitutto sul settore agroalimentare che in questa trattativa gli Usa considerano strategico. Sebbene l’Europa abbia recentemente desecretato il mandato (vale a dire i principi generali che i negoziatori sono chiamati a tutelare), sul merito del negoziato e sugli accordi raggiunti finora c’è ancora il massimo segreto. E allora la carne con gli ormoni, il pollo trattato con il cloro, il cibo geneticamente modificato se passerà il Trattato transatlantico sugli investimenti che l’Europa e gli Stati Uniti stanno negoziando ce li ritroveremo nei supermercati italiani? E per non parlare delle pesanti inadempienze in materia di benessere animale che ci porterebbero in dote le regole statunitensi. Chi si oppone senza se e senza ma all’accordo ne è convinto. Ministri italiani e commissari europei, invece, negano risolutamente.
Molta parte del servizio è stata realizzata in Veneto, tra la Lessinia, la Bassa Veronese, l’Altopiano di Asiago e il Bellunese. A conferma che la nostra Regione è riconosciuta leader in campo agroalimentare, un’eccellenza produttiva legata in modo imprescindibile a un sistema di controlli che funziona. E i veterinari pubblici hanno avuto un ruolo importante nel far conoscere l’opera di vigilanza sanitaria. “La nostra carne è super controllata perché i veterinari vanno negli allevamenti a fare i controlli: fanno il prelievo delle urine, del sangue. Nel macello fanno il controllo degli organi bersaglio – ha affermato in premessa il direttore di Unicarve Giuliano Marchesin -. E quella che arriva dall’estero?”.
In particolare Poggiani e Facchetti hanno riferito dei rischi di un uso eccessivo di antibiotici in zootecnia e dell’insorgere di forme di resistenza. Le immagini hanno mostrato i veterinari mentre effettuano i prelievi per la ricerca di cortisonici, sostanze antiparassitarie, ormoni o antibiotici che sono vietati dalla normativa nazionale perché potrebbero produrre dei fenomeni di farmaco-resistenza poi nell’utilizzo per le terapie nell’uomo. Antibiotico resistenza che ha portato, ha ricordato Poggiani, “a danni per la salute pubblica. Stando ai dati dell’Unione europea sono ben 25mila ogni anno i decessi che in Europa sono riconducibili a patologie di questo tipo”. Danni incalcolabili per il Servizio sanitario nazionale, ha aggiunto Facchetti.
“Siamo uno dei pochi paesi in cui i veterinari pubblici dipendono dal Ministero della Salute. In quasi tutti gli altri paesi i veterinari dipendono dai Ministeri dell’Agricoltura, che difendono la produzione – ha commentato fuori campo l’autore del servizio Roberto Pozzan -. Questo si traduce in costi che rendono la nostra carne meno competitiva. Ma prima di adeguare i nostri regolamenti, ricordiamo che la nostra aspettativa di vita è di 4 anni superiore a quella americana”. E che negli Usa le intossicazioni alimentari hanno una percentuale elevatissima, con oltre 3mila morti l’anno.
Inoltre se fosse siglato il Ttip proibire gli antibiotici per far crescere più rapidamente il bestiame, permessi negli Usa e proibiti in Europa, potrebbe essere un danno per l’industria della carne. A vigilare sulla corretta applicazione del Trattato ci sarebbe, infatti, un Arbitrato internazionale privato, le cui decisioni saranno superiori alle leggi nazionali e, quindi, alle stesse sentenze dei tribunali.
Non essendo riconosciuto il principio di precauzione, negli Usa possono essere vietati solo i prodotti la cui nocività è scientificamente riconosciuta: se c’è solo il dubbio che una cosa possa fare male, intanto continuo a venderla. Quindi è lecito allevare gli animali con ormoni e antibiotici, trattare la carne con prodotti chimici e commercializzare organismi geneticamente modificati. Non solo, i produttori americani non hanno alcun obbligo di specificarlo sulle etichette. Da qui la preoccupazione di Marchesin: “Le trattative che si stanno portando avanti a livello internazionale o tengono conto delle regole altrimenti siamo spacciati”.
Non sono mancate le perplessità anche su alcune recenti iniziative legislative della Ue. “Già ora – ha detto il direttore di Unicarve – l’Unione Europea acconsente, e lo ha scritto in un accordo siglato a gennaio di quest’anno, che la carne importata dagli Stati Unti d’America possa riportare in etichetta “carne di alta qualità”, quando noi in Italia non possiamo scriverlo nemmeno della Chianina, della marchigiana o della romagnola che sono razze allevate secondo un disciplinare di produzione di indicazione geografica protetta”.
L’abolizione dell’etichetta volontaria con le informazioni aggiuntive sulle carni non piace ai produttori italiani. Andrea Zullo, macellaio veronese ha rimarcato: “Non posso scrivere che il bovino è stato allevato nel mio allevamento, che si trova a Verona, che cosa ha mangiato. Perché se si scrivessero tutte queste informazioni sull’etichetta, magari la gente potrebbe sapere cosa veramente sta mangiando”.
E Poggiani ha sottolineato: “L’etichettatura è uno dei punti critici di tutta la nostra normativa da una parte e della tutela dei nostri piccoli produttori dall’altra. E anche a livello comunitario non è ancora del tutto emersa una linea completamente univoca in materia”.
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A cura Ufficio stampa Sivemp Veneto – 20 ottobre 2014