Cade, così, l’ipotesi che era stata presa in esame in un primo momento che l’orso fosse stato avvelenato. Siglato protocollo d’intesa tra Cfs e Link-Italia che impegna i due firmatari a collaborare per contrastare abusi e crudeltà nei confronti degli animali, spesso segnali di devianza sociale
Orso morto in Abruzzo, a ucciderlo è stata una fucilata(ansa)L’AQUILA – È stato ucciso con una fucilata l’orso trovato morto venerdì in Abruzzo a Pettorano sul Gizio. Nel corpo dell’animale, un esemplare maschio di 3/4 anni, al termine della necroscopia, sono stati trovati cinque pallettoni. Cade così l’ipotesi che aveva preso corpo subito dopo il ritrovamento che ad uccidere l’orso fosse stato un avvelenamento. L’orso era stato trovato morto il giorno dopo la morte, durante la cattura,dell’orsa Daniza in Trentino.
Dei cinque pallini da caccia, uno solo avrebbe perforato l’intestino, provocando una peritonite acuta e la morte dell’animale. Gli altri quattro pallini che facevano parte della cartuccia – dei dieci che la compongono – non sarebbero andati a bersaglio. I pallettoni sono entrati dalla parte posteriore sinistra dell’animale, si presume quindi che l’orso stesse di spalle rispetto alla persona che ha sparato.
Caccia all’arma. Il corpo forestale dell’Aquila che sta portando avanti le indagini, ha avviato una serie di controlli mirati per risalire all’arma che ha sparato e quindi al suo possessore. Nel frattempo si attende l’esito degli altri esami in corso all’Istituto zoo profilattico di Grosseto che dovranno stabilire l’ora del decesso e altri particolari utili all’inchiesta aperta per il momento contro ignoti con l’accusa di uccisione di animale protetto con arma da fuoco.
Maltrattamento animali legato a devianza sociale. Chi usa violenza sugli animali non è detto che si fermi a questo: la crudeltà su gatti, cani, ma anche su animali selvatici può essere la spia di fenomeni come violenza interpersonale, devianza, crimine e stalking. Il legame tra la violenza e la crudeltà sugli animali e le devianze antropologiche, soprattutto dopo che gli ultimi episodi hanno suscitato interesse e attenzione in tutta Italia, sono al centro del protocollo di intesa presentato oggi tra Corpo forestale dello stato e l’associazione di professionisti Link-Italia, nata nel 2009 proprio “per colmare le lacune scientifiche sul tema della correlazione (link, appunto) tra maltrattamento di animali e violenza interpersonale, devianza e crimine nel nostro Paese”. È la prima volta in Italia che un corpo di polizia e un’associazione di settore si uniscono per sottoscrivere un documento che li impegni a collaborare per contrastare e prevenire ogni forma di abuso e crudeltà nei confronti degli animali, atteggiamenti scientificamente considerati precursori e indicatori di altre forme di violenza.
L’intesa intende, attraverso la raccolta e la condivisione dei dati, definire il profilo criminale del maltrattatore di animali. Per questo saranno usati il database utilizzato dal Nirda (nucleo investigativo per i reati in danno agli animali della forestale) – il ‘fascicolo accertamento reati maltrattamento animale’ (Farma) – e quello di Link Italia.
Dagli studi effettuati finora, intanto, emerge un parziale profilo del maltrattatore che nel 95 % dei casi corrisponderebbe a uomini di cui il 19 % sarebbero bambini o adolescenti. In ambito domestico, poi, la violenza su animali da parte di adulti è riconosciuta come “indicatore di potenziale violenza su donne e minori”. Uno studio Usa, inoltre, ha riscontrato che il serial killer e lo spree killer (l’omicida d’impulso) hanno precedenti di crimini sugli animali.
Un campo d’investigazione rilevante è il web, che spesso consente di individuare il traffico di cuccioli, ma anche di indagare sulla produzione e fruizione di filmati come i ‘crush video’, in cui sono ripresi cuccioli uccisi con ferocia da persone pagate proprio per questo, oppure siti a tema sul sesso con animali. “Il protocollo di oggi è solo una piccola parte del lavoro che il Corpo Forestale dello Stato ha avviato – ha detto il Capo del Corpo Forestale dello Stato, Cesare Patrone -. Con gli animali abbiamo riscontrato che spesso le forme di devianza sono collegate all’uomo e alla donna. Vogliamo studiare profondamente il problema. Serve un approccio diverso a cui dobbiamo lavorare tutti”.
Repubblica – 19 settembre 2014