Ci risiamo. L’annosa vicenda del futuro ospedale di Padova, proprio nei giorni in cui gli enti pubblici coinvolti stanno elaborando il nuovo accordo di programma per collocare definitivamente l’opera nell’area di San Lazzaro indicata dal sindaco Massimo Bitonci, si arricchisce di un ennesimo colpo di scena. Che, a dire il vero, più di qualcuno aveva messo in conto.

Finanza e Progetti spa, la compagine (oggi rappresentata dall’ingegner Francesco Mandruzzato e partecipata al 50% dal fondo londinese Lend Lease Cemea Investments e al 50% dalla Servizi Italia spa di Parma, di recente subentrata alla Palladio Finanziaria spa di Vicenza) proponente del vecchio project financing per Padova ovest, ha presentato un altro ricorso al Tar, dopo quello dell’autunno 2014, contro la Regione, l’Azienda ospedaliera e il Comune. La società chiede l’ottemperanza della sentenza emessa dallo stesso Tar nel maggio 2015, quindi l’annullamento della delibera approvata dalla giunta del Veneto lo scorso aprile, nella quale è stato dichiarato decaduto il pubblico interesse del project citato sopra. Inoltre, tramite l’istanza depositata cinque giorni fa, la società, difesa dall’avvocato Vittorio Domenichelli, ha pure chiesto un risarcimento danni che, tra spese già effettuate per la predisposizione del piano e perdita di chance, sfiora i 150 milioni di euro.

A questo punto, però, va fatto un passo indietro. Tutto comincia, e si complica, quando il sindaco Bitonci, subito dopo aver conquistato la poltrona più alta di Palazzo Moroni, decide di spostare la collocazione del nuovo ospedale a Padova est, dietro al NetCenter e al Palasport di San Lazzaro, in un’area già per metà di proprietà comunale. Siamo nell’autunno 2014 e F&P presenta il primo ricorso al Tar, pretendendo (in quanto compagine proponente) di essere comunque coinvolta nella nuova location e domandando, già allora, un risarcimento di 150 milioni di euro. E, a maggio 2015 arriva la sentenza, che rigetta la richiesta risarcitoria ma stabilisce che la società debba essere resa partecipe del nuovo iter. La Regione ci prova e, attraverso Claudio Dario, allora dg dell’Azienda ospedaliera che era la stazione appaltante del progetto, chiede a F&P se possa risolvere i problemi idraulici di Padova ovest. La riposta è sì ma con costi aggiuntivi. A quel punto la Regione dichiara decaduto il pubblico interesse su quell’area e quindi F&P non viene più chiamata ai successivi tavoli istituzionali (l’ultimo tenutosi il 2 febbraio scorso. «La sentenza del Tar è inequivocabile — dice l’avvocato Domenichelli — ma Regione, Comune e Azienda ospedaliera l’ignorata, così come la nostra proposta di adeguare il project a Padova est». La Regione replica: secondo i nostri avvocati la legge non consente di spostare un project proposto per un luogo in un altro. Bisogna aprire un nuovo procedimento, con ulteriori spese.

Dal canto suo Bitonci si dice «molto tranquillo»: «Con la dichiarazione di non pubblico interesse, il vecchio project è stato cancellato e di conseguenza F&P è uscita di scena. In proposito le norme non si prestano ad alcuna interpretazione, sono certo che il Tar ci darà ragione». Di tutt’altro avviso il segretario provinciale del Pd, Massimo Bettin: «Il consueto ritornello tutto va bene, intonato dal sindaco e dai suoi scudieri non regge più. Il nuovo ricorso di F&P è il frutto avvelenato dell’impuntatura scellerata di Bitonci che, bloccando l’iter di Padova ovest e facendo ripartire tutto da zero, ha allontanato chissà fino a quando la posa della prima pietra». Sulla testa di Bitonci c’è poi una spada di Damocle: se il tribunale accogliesse la domanda di F6P per il risarcimento danni, a pagare in prima battuta sarebbe la Regione. La quale però poi si rivarrebbe sul Comune, onde evitare un eventuale procedimento di danno erariale della Corte dei Conti.

Davide D’Attino – Il Corriere del Veneto – 14 maggio 2016