Dell’esposto sul nuovo ospedale preferisce non parlare. In compenso Alessandro Naccarato, il deputato del Pd che ha dato il là alle indagini della magistratura padovana sulle operazioni di investimento dei privati nell’area di Padova Est dove dovrà sorgere il nuovo ospedale , punta nuovamente il dito sulle scelte del Comune.
A meno di 48 ore dall’approvazione da parte del comitatone tecnico (composto da Comune, Provincia, Regione, Università e Azienda Ospedaliera) del cronoprogramma per la realizzazione del nuovo polo sanitario con posa della prima pietra nel 2019, Naccarato attacca la decisione di adottare una procedura straordinaria per accelerare i tempi delle varianti urbanistiche. Nonostante la stoccata degli industriali padovani alla politica perché faccia sistema e agisca il più rapidamente possibile, Naccarato ricorda i rischi che si corrono utilizzando le procedure d’urgenza portando ad esempio i disastri delle famigerate piscine di Roma all’epoca dei Mondiali di nuoto del 2009 e dei lavori per Italia‘90.
«Questa è una procedura adottata soltanto per fare fuori la Provincia che deve coordinare il nuovo ospedale nel Piano di assetto territoriale — spiega Naccarato —. Viene da pensare che finora i soggetti coinvolti abbiano lavorato per perdere tempo proprio al fine di poter poi ricorrere alla procedura meno democratica tra quelle a disposizione». D’altra parte, non è un mistero che i rapporti tra Bitonci ed Enoch Soranzo (nominato presidente della Provincia con l’appoggio del Pd e dei tosiani) non siano dei migliori anche in virtù del fatto che, fino all’ultimo, la Provincia ha cercato di bloccare l’operazione Padova Est — voluta da Bitonci — proponendo come sito l’aeroporto Allegri. Secondo Naccarato però la questione non è di carattere politico. Per il parlamentare il dubbio sulla bontà degli strumenti urbanistici procede di pari passo con la certezza della «speculazione in parte conclusa e in parte in via di completamento su Padova est». «Nei documenti del Comune si legge che la zona in oggetto, bloccata da tempo, può essere rilanciata dal progetto del nuovo ospedale, individuato come volano — rileva Naccarato — . E io lo confermo: l’opera pubblica diventa strumento per farci attorno altre cose. Prova ne sia che il cronoprogramma del Policlinico slitta continuamente, mentre le aree destinate ad ospitarlo e quelle attigue, prima di proprietà delle banche e in stato fallimentare, stanno riacquistando interesse per il mercato immobiliare». Il guadagno per i privati ipotizzato dal parlamentare dunque spoglierebbe di senso la relazione del comitato tecnico del 2 febbraio scorso, che annuncia Padova est «disponibile da giugno 2016» e «a titolo gratuito», visto che per ottenere i terreni è stato «eliminato qualsiasi vincolo urbanistico». Inutile sottolineare che secondo il Comune di Padova la vicenda va letta sotto una luce completamente diversa: le aree di Padova Est hanno comportato per gli enti pubblici un pre-accordo con i privati (che cedono 200 mila metri quadri in cambio della possibilità di costruire una zona commerciale/alberghiera), mentre quelle di Padova Ovest che avevano visto la precedente convergenza tra Regione e l’amministrazione democratica sono spezzettate tra 75 proprietari privati (tra cui il patròn del Famila, Marcello Cestaro), a cui si sarebbero dovuti versare decine di milioni di euro per gli espropri. Anche se Bitonci aveva deciso di abbandonare Padova ovest in campagna elettorale, la scelta finale è stata corroborata dai costi dell’operazione prospettati dai 30 milioni di euro di espropri e dai 65 per le bonifiche da fare secondo la relazione presentata nel 2013 dal dirigente della Regione Tiziano Pinato. «In tal senso sono stati decisivi alcuni dirigenti pubblici — conclude Naccarato —. Ora mi auguro che la lettera inviata a Zaia in cui Pinato di fatto rivede la bontà della sua stessa perizia mi auguro venga approfondita in sede giudiziaria». In attesa che la magistratura decida o meno di muoversi, la vicenda resta sul piano politico.
«Interrogazioni ed esposti sono inutili — ribatte l’assessore Maurizio Saia —. Naccarato cerchi di superare le barriere ideologiche per il bene dei padovani e per far sì che i tempi si accorcino. Torni ad essere la persona di buon senso che è sempre stata, attenta all’interesse collettivo. Non sia allineato alle strategie più ostruzionistiche di quelli che il segretario nazionale del suo stesso partito chiamerebbe i corvi del no».
Michela Nicolussi Moro Davide D’Attino Il Corriere del Veneto – 10 giugno 2016