«Sono già passati più 100 giorni dall’approvazione del nuovo Piano socio-sanitario regionale, ma la Giunta deve ancora presentare le schede per la riorganizzazione dei servizi. Cosa sta succedendo?».
A porre il problema è il consigliere regionale del Pd e vice presidente della Commissione socio-sanitaria, Claudio Sinigaglia. «La Giunta Zaia», precisa l’esponente democratico «ha il compito di elaborare le schede di dotazione ospedaliera e, contestualmente, quelle di dotazione territoriale. Vorrei capire a che punto siamo con questo lavoro. La discussione si è arenata o avremo a breve la possibilità di poter analizzare le schede? Non si tratta di un passaggio di poco conto: anzi, è fondamentale per mettere in campo un piano di potenziamento delle strutture territoriali ed una razionalizzazione dei posti letto. Evitando così – conclude Sinigaglia – quei tagli lineari che la spending review sta imponendo a tutto il servizio socio-sanitario veneto». L’intervento dell’esponente dell’opposizione tocca un tema che si sta rivelando scomodo per la maggioranza di centrodestra al governo del Veneto, dove emergono divisioni trasversali ai partiti alleati. Sul fronte leghista, il governatore Zaia è deciso a procedere a un’ampia riforma – ritenuta indispensabile a garantire la continuità delle attuali prestazioni mediche di elevato livello – anche a costo di suscitare polemiche e proteste; ben più prudente il segretario-sindaco di Verona Flavio Tosi, allergico alla prospettiva di tagli nella sua roccaforte. Analogamente, alla cautela del vicepresidente pidiellino Marino Zorzato (che chiede parametri e riferimenti “preventivi” alla discussione) fa eco il decisionismo del collega di partito Leonardo Padrin, che esorta a procedere senza ulteriori ritardi. Sullo sfondo, l’assessore tosiano alla sanità Roberto Coletto – sottoposto a spinte contrastanti – e il segretario del settore Domenico Mantoan, alle prese con bilanci costantemente terremotati dai tagli del Governo.
La maggioranza rinvia e Padrin attacca i colleghi
Un vertice di maggioranza falcidiato dai forfait e culminato in un nulla di fatto, quello svoltosi in mattinata a Verona e convocato – originariamente, almeno – per discutere le fatidiche schede di programmazione ospedaliera e territoriale che accompagneranno l’attuazione del Piano socio-sanitario. Assenti il governatore Luca Zaia, il capogruppo pidiellino Dario Bond e l’eminenza grigia Leonardo Padrin; di scena Flavio Tosi e Paolo Tosato sul fronte leghista; Alberto Giorgetti, Marino Zorzato e Piergiorgio Cortelazzo su quello pidiellino. Un’ora di parole in libertà – con un occhio al Veneto e l’altro alla Lombardia di Formigoni – poi l’assessore Roberto Coletto ha ricapitolato brevemente i contenuti delle schede, indicando tempi e obiettivi della riforma del welfare. Ma il confronto nel merito non è neppure iniziato: Zorzato, a nome degli azzurri, ha chiesto al collega di giunta una definizione preliminare dei criteri di taglio e riconversione; quest’ultimo ha acconsentito e (con visibile sollievo dei convenuti, timorosi di contraccolpi elettorali) la spinosa questione è stata rinviata. Tanto è bastato a suscitare il dispetto di Padrin, insoddisfatto dell’impasse e deciso a incalzare l’esecutivo sull’argomento: «Ogni giorno di ritardo nell’approvazione delle nuove schede provoca uno spreco di risorse con la conseguente diminuzione della capacità di risposta del sistema ai bisogni, un effetto reso ancor più gravi in questi tempi di difficoltà economiche per tanti cittadini veneti e non, che usufruiscono quotidianamente del nostro servizio socio-sanitario», afferma il presidente della commissione Sanità del Consiglio veneto nella “lettera di sollecito” che – su mandato della commissione – ha inviato Zaia e a tutti gli assessori della Giunta. Padrin e i commissari invitano la Giunta al rispetto dei tempi sull’adozione dei provvedimenti applicativi che dovranno «razionalizzare la macchina della sanità veneta». «Il piano 2012–2016, entrato in vigore il 7 luglio scorso», ricorda l’esponente del Pdl «disegna con chiarezza il percorso che porterà all’introduzione delle nuove schede, grazie alle quali la sanità del Veneto verrà adeguata ai nuovi parametri di gestione e tecnico–scientifici indispensabili per garantire e migliorare, se possibile, il già elevato livello dei servizi sanitari e sociali erogati dalla Regione del Veneto, pur in un contesto economico difficile». I tempi previsti per l’adozione delle nuove schede sono 180 giorni», conclude Leonardo Padrin «dei quali 90 riservati alla commissione per esprimere il parere “obbligatorio e vincolante” sulla proposta della Giunta. È del tutto evidente che la dilatazione dei tempi, riducendo i tempi per l’attività di competenza della quinta Commissione, provoca l’effetto paradossale per cui l’attività istruttoria dell’esecutivo prevale nettamente su quella del dibattito istituzionale dell’assemblea».
Filippo Tosatto – Il Mattino di Padova – 16 ottobre 2012