Una gara d’appalto mai vinta ma affidata ad un consorzio di imprese, e un investimento stellare: 48 milioni di euro, a fronte dei 20 stabiliti dall’Azienda ospedaliera. I finanzieri di Padova del colonnello Guido Zelano stanno andando a fondo sulle carte acquisite in merito al capito di appalto per la fornitura del servizio di sterilizzazione in ospedale e nelle Usl.
Intanto è da chiarire perchè per una gara d’appalto di 20 milioni di euro non sia stato indetto un bando europeo. Ma al contrario la scelta nel 2007, data dell’affidamento, fu la licitazione privata: qualche azienda fidata e conosciuta chiamata a presentare un progetto per l’attività. E poi quella cifra: 48 milioni di euro per l’aggiudicazione. Più del 100% in più rispetto alla base stabilita dall’Azienda ospedaliera.
Ma da chi è formata l’associazione temporanea di imprese che portato a casa un risultato così astronomico? Tutto ruota attorno a via Facciolati 84, poco lontano dall’ospedale Sant’Antonio. Lì c’è la sede del CPSIS, il «consorzio polo di sterilizzazione integrata in service», iscritto nel registro imprese dal 16 giugno 2005, che mette insieme le società aggiudicatrici del bando ospedaliero. I soci sono cinque. Il presidente del consiglio direttivo è un novarese, Vittorio del Monte; altro membro de consiglio è una milanese, si chiama Flavia Bossi di Vimercate. Ma il cuore del consorzio è formato da padovani. Si tratta della famiglia Queboli: Vittorino (padre), Claudia, e il marito di lei, Fabio Franzin.
Al civico 84 di via Facciolati ha sede la Croma Gio. Batta srl di intera proprietà di Queboli, che ha come ragione sociale il commercio all’ingrosso di di articoli medicali ed ortopedici. Il cuore dell’Ati che si è aggiudicato un appalto senza gara da 48 milioni sta dunque un via Facciolati. La villetta, bella ed elegante, non è che la sede legale e di rappresentanza della società che per forza di cose si avvale di una struttura dimensionalmente adeguata, molto probabilmente in una zona industriale di Padova, per portare il materiale ospedaliero a far sterilizzare in apposite autoclavi. Una delle polemiche emerse nel 2007 e nel 2008 quando il bando diventò operativo, era che l’ospedale aveva già una sua struttura per la sterilizzazione, solo temporaneamente fuori uso. Ora sta alla Finanza stabilire se ci sia stato qualcosa di sbagliato in quel bando, nella procedura e nella gestione.
Roberta Polese – 23 marzo 2013