Otorini e oculisti: «Ci chiudono reparti, restano solo nelle città»
Bufera in Veneto, stessa sorte per le Pneumologie. L’assessore Coletto: «Ascolterò le istanze dei medici»
E’ una doccia fredda per medici e direttori generali la prima, vera, ricaduta pratica del piano sociosanitario, che la V commissione dovrebbe approvare. La riorganizzazione della rete ospedaliera prevede infatti di lasciare i reparti di Otorinolaringoiatria, Oculistica e Pneumologia solo nei sette centri capoluogo e in qualche ospedale di rete, chiamato dunque a servire più Usl. Negli altri presidi saranno chiusi. Lo si legge tra le righe del provvedimento: «Le specialità di Otorinolaringoiatria e di Oculistica avranno dimensione sovraziendale». Stessa sorte doveva toccare alle Gastroenterologie, però salvate da una modifica al testo: «Saranno previsti posti letto dedicati alle urgenze di Gastroenterologia ».
«Inammissibile e pericolosissima » scaletta che, con una lettera inviata ai vertici di Palazzo Balbi da 27 primari del Triveneto, gli otorini chiedono di rivedere. «Sarebbero interessati dal provvedimento i reparti di Otorinolaringoiatria di Mirano-Dolo, Monselice, Schio, Adria, Feltre, Bassano, Piove di Sacco, Legnago, Cittadella, Montebelluna, San Donà-Portogruaro, Vittorio Veneto-Conegliano, Bussolengo, Negrar—si legge nella missiva —. Le urgenze/emergenze affrontate dall’Otorinolaringoiatria sono indispensabili per la sicurezza degli ospedali sede di Pronto soccorso: si pensi alle tracheotomie e alle emorragie delle prime vie aeree, che se non eseguite rapidamente o arrestate possono mettere a rischio la vita del paziente». «Noi seguiamo circa il 30% dei malati inviati dai medici di base e dai pediatri — aggiunge il dottor Roberto Spinato, primario a Mirano e presidente della Scuola triveneta di discipline otorinolaringoiatriche — la cancellazione delle Unità operative complesse dagli ospedali di rete e la centralizzazione nelle sedi provinciali rappresentano un grave pericolo per i cittadini. Ci saranno ripercussioni sulla qualità dei servizi, sul contenzioso medico-legale e sulle liste d’attesa. Chiediamo alla Regione un tavolo tecnico congiunto, per rivedere tale scorretta impostazione del piano. D’accordo razionalizzare, ma è semplicistico e immotivato pensare di chiudere tutti i reparti non provinciali».
Preoccupato anche Alessandro Galan, primario al Sant’Antonio di Padova e presidente della Società oftalmologica triveneta: «Tutti i reparti di Oculistica del Veneto lavorano a pieno ritmo, c’è una fame spaventosa di queste prestazioni». Butta acqua sul fuoco Leonardo Padrin, presidente della commissione Sanità: «In un primo momento si era deciso di lasciare un’Unità complessa di Otorinolaringoiatria per provincia, così come per Oculistica e Pneumologia. Poi invece si è preferito collocare tali specialità nei sette ospedali capoluogo e in alcuni di quelli di rete, che saranno individuati dalle nuove schede programmatorie ». «Non è così che si risparmia — obietta Valerio Alberti, coordinatore dei direttori generali — le attività citate devono restare in tutte le Usl, perchè si interfacciano con le altre specialità, evitando inutili pellegrinaggi ai malati. Possiamo concentrare su due aziende a provincia solo l’alta specialità, chiudere tutto non è ammissibile». E infatti l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, si dice disposto a ricevere i camici bianchi e, se sarà necessario, ad avviare il richiesto tavolo tecnico-politico. «Il piano può essere corretto fichè non approda all’attenzione del consiglio, ma resta l’intenzione di spostare dall’ospedale al territorio molte prestazioni — dice Coletto —. E’ la nuova impostazione che vogliamo dare al sistema». Stamattina, in commissione Sanità, il vicepresidente Claudio Sinigaglia (Pd) proporrà di lasciare le tre specialità nel mirino in tutti gli ospedali di rete.
Corriere Veneto – 5 aprile 2012