Un esercito di oltre 150 mila aspiranti dipendenti pubblici messo in naftalina per due anni. Per dare precedenza al ricollocamento degli esuberi delle province che dovrebbe concludersi il 31 dicembre 2016. Nel frattempo, comuni, regioni e amministrazioni dello stato, qualora abbiano vacanze in organico, dovranno assumere prima i vincitori di concorso (circa 6 mila secondo le stime della Funzione pubblica) e poi i 20 mila dipendenti provinciali in sovrannumero. Difficile, se non impossibile, che per gli idonei possa residuare qualcosa. A palazzo Vidoni non lo dicono espressamente, ma tutti ne sono convinti.
Le possibilità per un idoneo di trovare una collocazione all’interno di un ente pubblico sono, per il prossimo biennio, ridotte al lumicino e legate all’ipotesi che qualche dipendente provinciale in mobilità rifiuti la nuova sede. Una chance sempre possibile, certo, ma molto difficile, alla luce del fatto che per i dipendenti senza posto a fine 2016 si apriranno le porte del collocamento in disponibilità all’80% di stipendio. E così per il popolo degli idonei non resterà che aspettare ancora. La virtù dell’attesa, del resto, hanno imparato a esercitarla in anni di proroghe delle graduatorie, tanto che ad oggi si contano, accanto ai concorsisti più recenti, anche idonei del 2003.
Nell’ultimo monitoraggio, realizzato a ottobre 2014, il ministero guidato da Marianna Madia ha censito 84 mila idonei di cui valutare l’«eventuale assunzione» e circa 3 mila vincitori da assumere (tra cui ci sono i 404 vincitori di un concorso indetto dall’Inail nel 2007, 300 dei quali ancora aspettano l’assunzione). Ma secondo fonti ministeriali, i numeri veri potrebbero essere più che doppi, visto che il report della Funzione pubblica ha censito solo il 10% delle amministrazioni (2007 sulle oltre 21 mila che secondo l’Ipa, l’Indice delle p.a., compongono la galassia degli enti pubblici). Nei prossimi mesi il ministero riaprirà la procedura di rilevazione nella speranza che possa coinvolgere un maggior numero di enti e quindi fornire dati reali sull’entità di un problema che inizia ad assumere contorni preoccupanti. E che, visti i paletti alle assunzioni e il blocco del turnover degli ultimi anni, è stato affrontato con la solita cura «all’italiana»: la proroga che, come da tradizione, giungeva ogni anno puntuale sotto l’albero di Natale, impacchettata nel decreto milleproroghe. Quest’anno il cadeau non è arrivato per la semplice ragione che nel 2013 (con il decreto legge 101), l’ex ministro della funzione pubblica Gianpiero D’Alia aveva disposto uno slittamento triennale, allungando al 31 dicembre 2016 la validità delle graduatorie nella speranza di arrivare ad assorbire tutti gli idonei per quella data. Un disegno vanificato dalla legge Deirio che ha aggiunto all’esercito degli idonei e dei vincitori di concorso in attesa i 20 mila esuberi provinciali. Con la conseguenza che le graduatorie resteranno in vigore ancora per i prossimi due anni ma inutilmente, considerati gli spazi assunzionali pressoché nulli di cui godranno gli enti.
A complicare ulteriormente un quadro già caotico, ci sono poi i precari da stabilizzare. D’Alia aveva avviato un percorso di graduale assorbimento nei ruoli che si sarebbe dovuto concludere (pure questo) entro il 31 dicembre 2016. La legge di stabilità 2015 (comma 426) ha dato tempo fino al 31 dicembre 2018. Chissà se entro quella data potrà vedersi realizzato l’auspicio espresso dal ministro Madia all’indomani del suo insediamento: «Bisogna investire sull’ingresso nella p.a. di nuove energie, di ragazzi e ragazze che da troppo tempo non riescono a entrare in modo sano nella pubblica amministrazione». Idonei e precari aspettano, nella speranza di non ritrovarsi nuovamente relegati in fondo alle priorità del governo di turno
Francesco Cerisano – ItaliaOggi – 3 gennaio 2015