«Il disegno di legge si chiamerà concretezza perché desidera porre fine a riforme fumose destinate a restare sulla carta. Dunque partiremo da una cosa concreta: puntiamo a mettere entro il 2019 in campo 450 mila assunzioni».
Ministro Giulia Bongiorno, con il suo ddl vorrebbe anticipare al prossimo anno le assunzioni pubbliche previste per il triennio 2019-2021. Non le sembra un obiettivo assai ambizioso?
«Il mio dipartimento sta facendo da cabina di regia e ha iniziato a fare il punto sui fabbisogni di personale delle singole amministrazioni. Entro il 31 agosto tutti i ministri presenteranno le loro richieste. Le faccio qualche esempio Toninelli richiede ingegneri, Salvini vuole 1500 vigili del fuoco. Questo è il primo step».
Poi a quel punto dovrà andare a bussare alla porta del ministro dell’Economia. Dove troverete le risorse? Quanto graverà sulla casse dello Stato?
«Le prime stime le conosceremo a metà settembre quando avremo un quadro completo di tutti i ministeri. Ma l’impostazione politica è di fare camminare le riforme sulle gambe delle persone».
Ne ha parlato con Tria?
«Sì, ne abbiamo parlato. Ma non è una questione a due. Non c’è Lega contro M5S. E poi posso dire senza infingimenti che il ministro Tria è attento e sensibile al tema».
Anche il M5S condivide il ddl?
«Ripeto, questo esigenza è condivisa da tutti. Non c’è differenza fra il giallo e il verde. Però io credo che se da un lato ci vogliono assunzioni, dall’altro bisognerà intensificare la lotta all’assenteismo».
Sarà un vero e proprio turn over: ovvero 450 mila ingressi a fronte di 450 mila uscite?
«Il turn over deve essere garantito al 100 per cento in tutte le articolazioni della pubblica amministrazione. Ci sarà un impegno perché ci sia un rispetto dei tempi senza slittamenti di questo processo di ricambio. Abbiamo oggi una classe di dipendenti con una media di circa 53 anni».
Non teme che la collettività si rivolterà appena sentirà parlare di nuovi assunzioni?
«No, io credo il contrario. Se continuiamo a tagliare la pubblica amministrazione, che è il cuore del Paese è chiaro che non funzionano i servizi e che nessuno viene ad investire in un paese paralizzato. Guardi che un processo che dura 10 anni perché mancano i cancellieri fa scappare gli investitori stranieri e rende profondamente ingiusta la giustizia».
Come pensa di arginare il fenomeno dell’assenteismo?
«Ci sono situazioni molto più gravi di quelle che emergono. Ecco perché nel 2018 mi sembra doveroso introdurre fra gli strumenti l’autenticazione personale che può avvenire o con le impronte digitali o con l’iride».
Assunzioni e lotta all’assenteismo saranno sufficienti a rilanciare il corpaccione della pubblica amministrazione?
«Non solo, c’è poi la riforma della dirigenza che attualmente non è adeguatamente motivata. Basta pensare che raggiungono sempre gli obiettivi perché sono blandi e sono essi stessi a proporli. Da oggi questa musica deve cambiare. Con la riforma invece sarà un organo terzo che accompagnerà le amministrazioni dalla fase della individuazione degli obiettivi a quella delle valutazioni».
Sarà sufficiente a migliorare la dirigenza?
«Saranno più motivati e più responsabilizzati e quindi ci sarà un salto di qualità».
corsera