di Francesco Cerisano. Il presidente dell’Anac Raffale Cantone ha annunciato il restyling del decreto su pubblicità e trasparenza. Dietrofront sugli obblighi di pubblicità e trasparenza nella Pa. I dati patrimoniali e reddituali dovranno essere pubblicati online solo da chi ricopre cariche elettive. Per gli incarichi non elettivi, invece, potrebbe bastare «un’attestazione da parte dell’ente che la documentazione su redditi e patrimonio è stata depositata». E a quel punto chiunque abbia un interesse giuridicamente tutelato potrebbe chiedere di accedervi. Senza però la necessità di mettere tutto indiscriminatamente online. Perché «le norme su pubblicità e trasparenza realizzano una significative compressione della privacy e per questo vanno contemperate in base al rischio effettivo». Per il dlgs 33/2013, che tanti problemi applicativi sta creando agli enti locali e alla pubblica amministrazione, sembra essere arrivato il momento di «fare il tagliando».
Ad annunciarlo è stato Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, che ha confermato la prossima presentazione di un pacchetto di emendamenti all’interno del disegno di legge delega sulla riforma della Pa, all’esame del senato. Secondo Cantone, il maggiore punto debole della normativa su pubblicità e trasparenza risiede nel fatto che impone adempimenti in maniera indifferenziata, con il rischio di vanificare la ratio stessa della legge che è la prevenzione della corruzione.
Proprio qui, secondo il presidente dell’Anac, si deve intervenire. «È necessaria una graduazione della pubblicità dei dati in relazione alla tipologia di incarichi», ha osservato Cantone parlando all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. «Le regole non possono essere le stesse per il comune di 5 mila anime e per il grande ente previdenziale. Bisogna capire che la funzione delle norme sulla trasparenza è la prevenzione della corruzione e che obblighi eccessivamente restrittivi finiscono per realizzare l’effetto contrario». Dopo l’auspicio del ministro della funzione pubblica Maria Anna Madia, che all’assemblea Anci svoltasi a Milano aveva messo in guardia dal rischio di «un’eccessiva procedimentalizzazione degli obblighi di pubblicità», le parole del numero uno dell’Anac sembrano voler marcare una distanza rispetto all’istituto dell’«accesso civico» che costituisce il vero elemento di novità del digs 33, avendo mandato in soffitta il diritto d’accesso disciplinato dalla legge 241/1990 sul procedimento amministrativo.
ItaliaOggi – 22 novembre 2014