“Siamo alla vigilia di una nuova Legge di stabilità, per fortuna la strategia del Governo sta dando i suoi frutti e quindi posso impegnarmi sul fatto che ci sarà finalmente la riapertura di una stagione contrattuale”. Lo ha annunciato il ministro per la Pubblica amministrazione, Marianna Madia, nell’Aula della Camera durante la discussione le mozioni per la revoca o la sospensione del blocco della contrattazione nel pubblico impiego. E riferendosi ai relativi pareri dell’Esecutivo, Madia ha puntualizzato: “Ci sarà l’impegno pieno del Governo a riaprire una stagione contrattuale, non farò però fughe in avanti e quindi non accoglierò impegni che da una parte precedono la discussione collegiale sul Ddl di Stabilità, che definirà in quella sede lo stanziamento di risorse, e dall’altro ritengo anche una fuga in avanti lesiva della autonomia contrattuale assumere degli impegni che invece saranno determinati nella autonomia della contrattazione”.
Il Governo ufficializza, quindi, l’impegno a riaprire le trattative per sbloccare gli stipendi degli statali, fermi dal 2011, ma le cautele non mancano. I nodi da sciogliere sono diversi e il primo riguarda le risorse da mettere sul tavolo. Ci sono poi anche cavilli burocratici, con implicazioni concrete, come la definizione dei comparti. Il ministro della P.A, Marianna Madia, ha comunque garantito, prendendo la parola nell’Aula di Montecitorio, la volontà di “riaprire la stagione contrattuale”, ma, ha sottolineato, “senza fughe in avanti”.
Intanto i sindacati vanno in pressing scrivendo al premier Matteo Renzi per chiedere un incontro urgente sul tema dei contratti. L’occasione per sciogliere ogni dubbio sulla ripresa della contrattazione è stato il via libera alle mozioni, presentate da più gruppi parlamentari, per impegnare l’esecutivo a scongelare le retribuzioni nel pubblico impiego. Le mozioni sono passate alla Camera accompagnate dal parere favorevole del Governo che con il ministro Madia ha però condizionato il suo sì a diverse precisazioni. “Non accoglierò impegni che precedono la discussione collegiale in sede di Legge di Stabilità, dove si definiranno le risorse”.
CIFRA – La cifra da destinare ai rinnovi si aggirerebbe intorno a un miliardo per il 2016. Ovviamente la tornata contrattuale sarà triennale, fino al 2018, quindi la cifra complessiva dovrà tenere conto dello stanziamento completo. Non solo, c’è anche da recuperare una parte di quest’anno, visto che la sentenza della Consulta, sull’illegittimità dello stop, è entrata in vigore a luglio agosto (si dovrebbe comunque restare sotto i cinque miliardi totali). Tra le misure per finanziare i contratti ci porrebbe anche essere un intervento sul turnover, una chiusura che sarebbe però limitata a determinati settori. Una sorta di mini-blocco del ricambio, che per altro è comunque ancora limitato fino al 2018 (al 40% nel 2015, al 60% nel 2016, all’80% nel 2017, percentuali tarate non sulle teste ma sulle risorse). Prima di negoziare sugli incrementi salariali, c’è però da risolvere la questione dei comparti, dato che la legge Brunetta impone di scendere da undici a quattro.
25 settembre 2015