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Pa, negli integrativi tetto agli aumenti per le competenze. Graduatorie determinate in base alle valutazioni individuali del triennio

La revisione degli ordinamenti professionali con il nuovo meccanismo retributivo, anticipata sul Sole 24 Ore di ieri, è arrivata sul tavolo delle trattative sul nuovo contratto nazionale delle Funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici), che tradizionalmente sugli aspetti normativi detta la linea seguita poi anche negli altri comparti. I contenuti chiave nella proposta elaborata dall’Agenzia negoziale del pubblico impiego sono due. A cambiare è prima di tutto la struttura gerarchica, articolata non più su tre ma su quattro aree rappresentate da «operatori» (mansioni di base, si accede con scuola dell’obbligo), «assistenti» (diploma), «funzionari» (laurea) e dalla nuova area delle «alte professionalità» (laurea magistrale ed esperienza); e per costruire percorsi di carriera in grado di valorizzare le competenze acquisite nel tempo dai dipendenti si introduce il «differenziale stipendiale», nuova veste delle vecchie progressioni economiche che secondo le previsioni dovrebbe essere attribuito in base alla valutazione individuale ottenuta da ogni dipendente (è escluso chi negli ultimi tre anni è incappato in un procedimento disciplinare).

Il confronto di ieri ha registrato i primi giudizi sindacali. Cgil, Cisl e Uil dicono di apprezzare l’idea di «realizzare un modello unico per tutto il comparto», sottolineando però l’esigenza che il «sistema di valorizzazioni economiche nelle nuove aree impedisca la discrezionalità delle amministrazioni con procedure poco trasparenti»; allarme discrezionalità rilanciato anche dalla Flp. La trattativa ora procede a tappe serrate con riunioni settimanali: giovedì prossimo sarà il turno dello Smart Working.

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