di Claudio Malfitano. Disinfestazione di un’area di 100 metri di raggio. Più l’obbligo di tenere chiuse le finestre nelle notti dal 4 al 6 agosto. Sono stati giorni difficili per alcuni abitanti di Torre, precisamente di via Faà di Bruno, dove è stato trovato un caso di febbre dovuta al virus Chikungunya, una delle “malattie di importazione” messa sotto osservazione dall’Istituto superiore di sanità.
La Chikungunya è una febbre virale, d’origine asiatica, che si trasmette attraverso le punture della zanzara tigre. Per questo, non appena i sanitari dell’Usl 16 hanno comunicato al Comune il caso accertato di febbre il sindaco, in qualità di responsabile della salute pubblica, ha immediatamente emesso un’ordinanza per disporre la disinfestazione dell’area. Essendo il primo cittadino Massimo Bitonci fuori città, è toccato alla vicesindaco Eleonora Mosco dare il via libera alle operazioni, che sono state affidate d’urgenza ai tecnici delle imprese Biblion, Cooperativa Solidarietà e Skill. Una circolare ministeriale infatti impone attività “porta a porta” di ricerca dei focolai larvali e la disinfestazione in un’area di 100 metri dall’abitazione del caso confermato. In questo caso ad essere interessati dalle operazioni sono stati i civici: 53,55,51,47,49, 59 e 69 di via Faà di Bruno. Proprio per via della disinfestazione i residenti hanno dovuto tenere, in via precauzionale, le finestre chiuse nelle scorse due notti. In più non potranno consumare eventuali ortaggi o frutti coltivati nei terreni m cui è stata effettuata la disinfestazione. La Chikungunya ha un periodo di incubazione che va dai 3 ai 12 giorni e oltre alla febbre provoca dolori molto forti alle articolazioni. Il nome Chikungunya in swahili significa “ciò che curva” o che “contorce”. Perché il dolore costringe i malati ad assumere posizioni innaturali. Fortunatamente la malattia non è letale, se non in pazienti anziani con altre patologie. Il caso di Torre fortunatamente non è grave. Si tratta di una ragazza di 24 anni, tornata da un viaggio di 4 mesi in Guatemala. Non è stata neppure ricoverata in ospedale. La scoperta dell’infezione è avvenuta attraverso delle semplici analisi del sangue: una volta verificato che la ragazza non soffriva di problemi neurologici (che possono aggravarsi con la malattia) i sanitari dell’Usi 16 l’hanno “riempita” di antidolorifici e tachipirina. E l’hanno rispedita a casa con l’obbligo di restare isolata. La malattia è stata individuata per la prima volta in Tanzania nel 1952. In Europa il primo caso è stato isolato in Romagna, nei paesi di Castiglione di Cervia e Castiglione di Ravenna con 130 casi accertati. All’epoca responsabile della diffusione era stato un immigrato indiano che aveva contratto la malattia nel suo paese natale. Proprio per evitare casi di Dengue, Chikungunya o West Nile, nell’aprile scorso il sindaco Massimo Bitonci aveva firmato un’ordinanza che prevede sanzioni che arrivano fino a 500 euro per chi non rispetta al cune prescrizioni di buon senso per limitare la diffusione della zanzara tigre. Ad esempio evitare contenitori di acqua stagnante in giardino, nei terrazzi o anche nelle aree di cantiere. (ha collaborate) Elisa Fais)
Il Mattino di Padova – 7 agosto 2015