È una multinazionale delle grandi opere che progetta e realizza ospedali “chiavi in mano” in ogni parte del mondo, ma stavolta, stremata dalla guerriglia politica divampata intorno al nuovo policlinico di Padova, ha scelto di gettare la spugna: Bovis Lend Lease si ritira dalla gara d’appalto e non concorrerà più ad appalti nel Veneto, salvo richiedere il risarcimento delle spese fin qui sostenute.
La decisione del Gruppo australiano, che sarà formalizzata nei prossimi giorni dall’ingegnere Andrea Ruckstuhl, executive general manager e amministratore delegato di Lend Lease Italia, segna il culmine di una vicenda che va assumendo contorni surreali. Bovis è partner di Palladio Finanziaria nella spa Finanza e Progetti costituita per concorrere in project financing all’appalto padovano; la società vi centina di Roberto Meneguzzo cura l’investimento finanziario, Bovis fornisce il know how in materia di edilizia sanitaria. Sulla carta, almeno, perché nella realtà l’evoluzione anzi, l’affossamento dell’iter amministrativo avviato nel2007, ha vanificato l’impegno e le risorse profuse dai soggetti pubblici e privati. Un passo indietro.
Bovis fa capolino nella partita di Padova il29 gennaio 2010, allorché presenta a Palazzo Balbi una proposta riguardante la realizzazione del nuovo Polo della salute e ne chiede l’inserimento nella programmazione pluriennale. Due mesi dopo, Regione, Azienda Ospedaliera, Università, Comune, Provincia e Iov sottoscrivono il primo documento congiunto che li impegna a collaborare nell’avvio dell’opera. Dopo un anno di lavoro, il gruppo tecnico incaricato, modifica radicalmente il faraonico progetto accarezzato in età galaniana, di mezzandone l’entità e i costi agli attuali mille posti letto con investimenti stimati in 650 milioni. L’ubicazione, distribuita su 200 mila mq di superficie, è quella di Padova Ovest. A questo punto, Bovis e Palladio giocano la loro carta: è il30 marzo 2012 quando la neonata Finanza e Progetti presenta il suo project: un policlinico universitario esteso su 180 mila mq e dotato di 976 posti al costo di 643.526.000 giuro; il piano è accompagnato da una polizza fideiussoria a garanzia della partecipazione alla gara, pari a 48 mila euro a semestre.
La proposta, valutata in ogni dettaglio, è dichiarata di «pubblico interesse» dall’amministrazione di Luca Zaia, d’intesa con tutti i partner istituzionali, e nel corso del 2013 si attivano le richieste di finanziamento al ministero e alla Banca europea di investimenti, mentre la Regione prevede a bilancio un fondo triennale di 150 milioni. I tempi sono lunghi ma sembra la volta buona, così Finanza e Progetti, rinnova pazientemente le fidejussioni, limitandosi a sollecitare un’accelerazione dei tempi decisionali, sulla scorta di quanto avviene nel resto del mondo industrializzato. Non sarà così. All’indomani del voto amministrativo, l’estate scorsa, il nuovo sindaco di Padova Massimo Bitonci, pone il veto sul sito di Padova Ovest, giudicando la scelta inadeguata sul piano idraulico e dettata da interessi poco chiari.
Zaia sobbalza, tenta una mediazione, ma neanche la comune militanza leghista vale a raggiungere un accordo. Bitonci inanella tre opzioni in altrettanti mesi: dapprima l’attuale sito di via Giustianiani, poi l’area di via Corrado; entrambe sonoramente bocciate dai tecnici. Infine, l’indicazione di una superficie in zona San Lazzaro, ora all’esame del comitato di esperti. Nel frattempo, preso atto del veto comunale, Zaia revoca la dichiarazione di pubblico interesse per Padova Ovest, precisando che sarà il Comune a rispondere di eventuali danni sul piano legale.
Troppo per Bovis. Che, esasperata, si sfila dal vespaio, chiede un risarcimento di 20 milioni e si dirige verso altri lidi, dove sia possibile operare in condizioni di normalità.
di FilippoTosatto – Il Mattino di Padova – 20 novembre 2014