di Cristina Genesin. La cucina di casa trasformata in un essicatoio artigianale di carni. Facile che una fiamma, un po’ oltre misura, potesse innescare un incendio. Così è stato quel 20 novembre 2014. E, quando i vigili del fuoco sono entrati nell’abitazione di Camin in via Valli al civico 1 – una laterale di via Vigonovese occupata da una coppia di cinesi Jincui Yu, 40 anni, e il marito Dongqi Zhao, 51 – non cedevano ai loro occhi di fronte alle “fettine” di maiale esposte bene in vista per essicare davanti al focolare alimentato con legna di tutti i tipi, compresi vecchi mobili fatti a pezzi nonostante fossero stati verniciati o trattati con solventi.
E chi se ne importa che le esalazioni tossiche potessero saturare l’ambiente ed essere anche assorbite da quelle carni destinate a finire sulle tavole.
È scattata una segnalazione in procura e l’indomani il Dipartimento del Servizio igiene alimenti e nutrizione con il Servizio veterinario entrambi dell’Usl 16 di Padova hanno effettuato un’ispezione in quella casa. Due giorni più tardi nuova ispezione con un mandato firmato dal pubblico ministero Benedetto Roberti, destinato a disporre il sequestro del magazzino abidito ad attività commerciale gestito dalla coppia (la società è denominata Sheng Xing Long sas) nel Centro Ingrosso Cina in Corso Stati Uniti dove quella carne, essicata in casa e poi insacchettata, veniva venduta tra escrementi di topi, resti di insetti e blatte, sporcizia e polvere diffusi in ogni angolo.
Sul caso è stata aperta un’inchiesta. E Jincui Yu, socia della ditta, è finita nel registro degli indagati per violazione dell’articolo 5 della legge numero 283 del 1962 che vieta di vendere e somministrare alimenti «… trattati in modo da variarne la composizione naturale salvo quanto disposto da leggi e regolamenti…, insudiciati, invasi da parassiti, in stato di alterazione o comunque nocivi». Soltanto un casuale incendio ha potuto scoprire il velo su quella sorta di azienda alimentare artigianale al di fuori delle regole previste in nome dell’igiene e della sicurezza alimentare. Nel grande centro commerciale made in China, dove si trovava il negozio della coppia, come emerge dal verbale risultano essere stati trovati «… escrementi di topo mus musculus sugli scaffali in cui sono conservati imballi di alimenti confezionati, all’esterno di alcuni vasi di conservazione di verdura tra cartoni con dentro spaghetti sfusi con presenza di rosure sui cartoni di noodles (le rosure sono frutto dei morsi di topi)… insetti quali blatte non vitali sul pavimento… polvere diffusa… carenza di documentazione relativa alla tracciabilità dei prodotti». Situazione igienica oltre ogni immaginazione: da qui il sequestro dell’attività commerciale. Tuttavia la coppia (tutelata dall’avvocato Fabio Targa) ha presentato in procura un’istanza reclamando il dissequestro del magazzino per effettuare una disinfestazione dei locali e per riprendere l’attività. Resta da chiedersi: chi comprava quella carne di maiale essicata in casa con modalità che possono mettere a repentaglio la salute di chi la mangia? Il Centro Ingrosso Cina è frequentato anche da titolari di bar e negozi, gestiti da cinesi ma non solo, che operano pure fuori provincia. Ora il pubblico ministero Benedetto Roberti sta cercando di risalire la filiera alimentare per capire dove (e in mano a chi) possano essere finiti quei prodotti alimentari.
Il Mattino di Padova – 7 gennaio 2014