L’allarme dell’Usl 16: situazione a rischio. Molti di loro non hanno il microchip per identificarli. I consigli dei servizi veterinari
PADOVA. Un boato improvviso, che riempie il cervello di terrore: l’unico desiderio possibile diventa fuggire, lontano dalla paura e dal pericolo. I giorni a cavallo di San Silvestro, per molti animali non sono altro che questo. Una festa di panico che culmina nella notte di Capodanno e in cui si perdono decine di cani, in una corsa disperata che non sempre ha come epilogo il ritorno alla propria cuccia.
In due giorni, dal 31 dicembre alle prime ore di ieri mattina – quando le operazioni erano in pieno svolgimento – sono stati una ventina i cani “vaganti” recuperati dal Servizio veterinario dell’Usl 16: undici quelli raccolti nel territorio dell’azienda sociosanitaria padovana. Sette con microchip – condizione per cui il ritorno a casa si preannuncia agevole – e quattro senza. Tra questi, due cuccioli in un cartone abbandonato davanti al canile proprio la notte di Capodanno. «Tranquilli, loro troveranno facilmente una casa» assicura Aldo Costa responsabile dei Servizi veterinari dell’Usl 16 che ammonisce «in questi casi la gente ci sommerge con le richieste di adozione, senza tenere conto che l’educazione, a quell’età, richiede una pazienza infinita e non sempre è facile. Un cucciolo è come un uovo di Pasqua: irresistibile ma, soprattutto nel caso dei meticci, non sai mai com’è “dentro”. Invece, se si adotta un cane con qualche mese in più i nostri veterinari comportamentisti sono in grado di suggerire l’animale più indicato a seconda delle esigenze. A dieci mesi e oltre ha un carattere sufficientemente definito per trovare la famiglia più adatta; al tempo stesso chi lo adotta ha ancora un margine di manovra per educarlo come ritiene più opportuno».
Agli 11 cani recuperati sul territorio dell’Usl 16 si aggiungono i sei (tre con chip e tre senza) raccolti nell’Alta, da due mesi convenzionata con il servizio veterinario del capoluogo. Ma a fine feste il bilancio si preannuncia ancora più pesante. Il peggio, infatti, non è ancora passato: le fughe, innescate dai botti, continueranno fino al giorno della Befana e con esse segnalazioni – di smarrimento e avvistamento – e “battute di caccia” per ricondurre i cani in un luogo sicuro. L’80% di loro ritroverà la via di casa, un po’ per la “carta d’identità sottocutanea”, un po’ grazie alle foto che i veterinari dell’Usl affiggono nella zona del ritrovo. «In questo periodo i recuperi raddoppiano rispetto al resto dell’anno» sostiene Costa «e ci ritroviamo a fare i conti con cani senza microchip, una piaga che si fatica a guarire, sia per colpa dei proprietari che credono così di evitare eventuali responsabilità in caso di fuga, di alcuni veterinari che non lo impongono e dei Comuni che non multano chi non rispetta le regole».
Il servizio di recupero costa 70 euro; a 25 euro ammonta la multa se il cane non ha il microchip. Non solo: in caso di smarrimento, il Comune ha facoltà – per lo più inapplicata – di comminare una sanzione di 150 euro al padrone negligente.
Ancora per qualche giorno, quindi, il consiglio degli esperti è di prestare particolare attenzione quando si lascia il cane in casa solo: evitare i terrazzini, assicurare che le recinzioni dei giardini non abbiano buchi e prediligere per lui luoghi chiusi, tranquilli e sicuri, ovvero privi di oggetti su cui, in caso di spavento, potrebbe ferirsi.
Il Mattino di Padova – 7 luglio 2012