Sabrina Tomè. Quattro ore dopo la firma del decreto di nomina di mercoledì, era già in via degli Scrovegni, impegnato nella prima riunione per ridurre le liste d’attesa. E aveva già fatto il giro delle telefonate istituzionali, sentendo i sindaci e gli altri manager della sanità. Il nuovo direttore generale dell’Usl 16 e commissario della 15 e 17 Domenico Scibetta lo aveva detto – “non mi troverete alle conferenze, ma in reparto” – e ha dato subito un saggio di quello che intendeva: massima operatività. Ieri il manager si è presentato alla città e ha illustrato i cardini del suo mandato, dall’omogeneizzazione delle tre aziende sanitarie in vista della nuova “Euganea” al futuro del Sant’Antonio. Il tutto in un contesto, ha sottolineato, di grandi cambiamenti per la sanità veneta.
Dalla Sicilia per fare il medico. «Sono arrivato dalla Sicilia a 18 anni perché volevo fare il medico e consideravo Padova la sede più prestigiosa. Il mio excursus è iniziato qui e qui si è completato. A Padova ci vivo da 41 anni e quindi conosco il suo tessuto sociale», ha detto Scibetta che fino allo scorso dicembre è stato direttore sanitario in via degli Scrovegni per passare poi, con lo stesso ruolo, a Treviso e rientrare ora «con un incarico completamente diverso, per una sfida professionale molto importante. È un incarico di cui sento il peso della responsabilità, l’impegno sarà notevole in un momento in cui la sanità sta cambiando volto visto che è in corso la riforma delle Usl».
Relazioni al centro. «La realtà padovana è complessa perché qui coesistono diversi stakeholders», ha detto Scibetta sottolineando – come già aveva fatto il governatore Luca Zaia il giorno prima, in occasione della nomina – l’importanza delle relazioni. «Uno dei primi compiti sarà l’attenzione verso gli interlocutori territoriali, a cominciare dai sindaci che sono ben 104. Padova, inoltre, è un centro nevralgico perché qui coesistono Azienda, Iov e Ao». Il dialogo tra soggetti sanitari, d’altra parte, è fondamentale alla luce dei nodi che Scibetta dovrà affrontare fin da subito.
II Sant’Antonio. La questione più scottante e impellente, rispetto alla quale più parti sollecitano risposte rapide, è il futuro dell’ospedale di via Facciolati in cui l’Azienda Ospedaliera vorrebbe portare il Polo Materno Infantile. La posizione di Scibetta è chiara: si al tavolo con l’Azienda Ospedaliera (annunciato dal suo predecessore Claudio Dario), ma la decisione spetta alla Regione. Che, prima, deve cambiare le schede ospedaliere. Il dg lo mette come premessa: «In base alle schede ospedaliere, il Sant’Antonio è dell’Usl 16», sottolinea. E conferma l’intenzione di dialogare con l’Azienda: «Ci saranno approfondimenti e tavoli di lavoro. Non ci sottraremo ai compiti a cui siamo chiamati, ho già dato piena disponibilità al dg Luciano Flor. Con lui si arriverà a proposte che la Regione poi valuterà». Perché, precisa Scibetta, la decisione spetta poi a Venezia: «È compito della programmazione sanitaria regionale dire come comportarci».
Unificazione. L’altra mission del mandato è quella di traghettare le tre diverse Usi verso il nuovo soggetto unico “Euganea” a cui la Regione mira con la riforma. Anche su questo il dg fa una premessa: «Non mi piace il termine accorpamento», dice, «preferisco ridisegno». Tradotto: pari dignità per tutte e tre le Usi. «Sono stati avviati tavoli tecnici interaziendali per la standardizzazione con riferimento alla prevenzione, alle reti cliniche, all’aspetto amministrativo», snocciola. L’obiettivo: «Standardizzazione, efficientamento e coesione di realtà completamente diverse».
Liste attesa. Che Scibetta consideri una priorità il taglio delle attese, è apparso chiaro dal fatto che sul tema ha convocato subito un briefing. “Molta strada è stata fatta, ma c’è da lavorare: tenderemo alla perfezione, ha assicurato, punteremo a standardizzare a rendere efficienti e coese realtà completamente diverse Fondamentale interloquire con tutti i soggetti”
Il Mattino di Padova – 24 giugno 2016