Per trarre in inganno il Settore veterinario dell’Ulss 16, che aveva compiuto i controlli in corso Stati Uniti, che avevano trovato i prodotti in vendita senza i requisiti sanitari, avevano prodotto falsi certificati
di Lino Lava. I pezzi di maiale erano appesi in cucina ad essiccare. Quando gli investigatori sono entrati nell’abitazione della coppia di commercianti orientali non avevano mai visto niente di simile. Poi nel deposito all’ingrosso di corso Stati Uniti c’era da mettersi le mani nei capelli. Nei cibi sfusi che dovevano essere venduti c’erano anche escrementi di topo. Questo avveniva un anno fa. Adesso il pubblico ministero Benedetto Roberti ha concluso l’inchiesta e chiederà il rinvio a giudizio della coppia di commercianti. Frode in commercio, tentata truffa, sostituzione di persona, importazione illecita di carne. Sono queste le accuse nei confronti di Dongqi Zhao, cinquantaduenne, e della compagna Jincui Yu, quarantenne, residenti in città, difesi dall’avvocato Gian Mario Balduin. Le perquisizioni nel Centro all’ingrosso di corso Stati Uniti e nell’abitazione di via Valli sono avvenute il 20 novembre e il 30 dicembre dello scorso anno. L’inchiesta è partita dal punto vendita. Gli investigatori avevano trovato gli alimenti sfusi e le confezioni di vendita in cattivo stato di conservazione. Avevano trovato “escrementi di topo su imballaggi di cartone di spaghetti sfusi che risultavano con rasure e fori, presenza di blatte e polvere diffusa”. Ma era nella cucina dell’abitazione di via Delle Valli che la coppia essiccava il maiale che poi metteva in vendita. I pezzi di carne erano appesi al soffitto in condizioni disastrose per il cattivo stato di conservazione.
Secondo l’accusa, la coppia di cinese per trarre in inganno il Settore veterinario Asian e l’Ulss 16, che avevano compiuto i controlli in corso Stati Uniti e avevano trovato i prodotti in vendita senza i requisiti sanitari, avevano prodotto certificati della “ditta Store srl di Firenze per giustificare la tracciabilità del prodotto filetto di pesce arrostito, e della ditta Italfood di Prato per giustificare la tracciabilità di radice di angelica cinese, le quali risultavano atti falsi per contenuto e sottoscrizione così sostituendosi anche nella identità dei legali rappresentanti delle ditte. Non realizzandosi l’avvenuta truffa per intervento della polizia giudiziaria e degli accertamenti dell’Ulss 16 che riscontravano la falsità della documentazione”, si legge nel capo d’imputazione. Nel centro vendita gli investigatori hanno trovato centinaia di etichette sfuse di “vari prodotti alimentari riferiti a ditte importatrici da utilizzare a piacimento su confezioni alimentari”. C’erano delle “Alghe nere essiccate importate dalla Eurofood srl”, che sono risultati essere dei funghi.
Il Gazzettino di Padova – 1 dicembre 2015